Calvizie: origini e trattamento

Elena Grasso
Elena Grasso - EG Communication
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In Brasile, studi recenti riportano che circa 42 milioni di uomini sono in qualche modo affetti da un certo grado di calvizie.

Non diventiamo calvi da un momento all’altro. Diversi sono i fattori in gioco, che provocano la cosiddetta miniaturizzazione del pelo terminale spesso, che diventa sempre più piccolo e corto, il cosiddetto vellus o lanugine e arrivando, nei casi più avanzati, al totale annientamento.

Per comprendere l’intero processo, abbiamo chiesto al Dr. Helio Caprio, esperto in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva, membro della Società Brasiliana di Chirurgia Plastica, quali sono le possibili cause e a che punto si trova la scienza nella cura della calvizia.

Le cause hanno origine genetica , ormonale ed embrionarie – afferma il Dott. Caprio.

Cause genetiche

La calvizie, conosciuta anche come Alopecia Androgenetica (AGA), ha una caratteristica autosomica dominante, cioè se uno dei nostri genitori è calvo, l’individuo ha una probabilità del 50% di sviluppare la calvizie. Se si tratta di padre paterno e nonno, questa percentuale sale al 75%.

Cause ormonali

La seconda questione, forse più importante, è quella ormonale. Il testosterone, ormone maschile circolante, in alcuni individui subisce l’azione più intensa di un enzima, presente nei follicoli piliferi, la 5 alfa reduttasi – tipo 2, che lo trasforma in DHT (Diidrotestosterone). I follicoli dei pazienti con un background genetico per la calvizie mostrano un aumento fino a 5 volte del DHT, che provoca la miniaturizzazione dei capelli, con conseguente calvizie. La nota Finasteride e più recentemente la Dutasteride, quest’ultima con minori effetti collaterali, agiscono in questa fase, impedendo in gran parte la trasformazione del Testosterone in DHT, il grande nemico dei nostri follicoli.

Cause embrionali

Infine, il fattore embrionale, che spiega perché la calvizie maschile colpisce le regioni frontale, parietale e del vertice (corona) e risparmia la parte occipitale e laterale della testa, poiché hanno origini tissutali diverse. Nello sviluppo dell’embrione, i primi 3 che sviluppano i recettori del DHT provengono dalla cresta neurale e gli ultimi 2, che non presentano questi recettori, provengono dal mesoderma. Piccole differenze, che ci guidano verso il moderno trattamento chirurgico, trapiantando i follicoli dalla parte posteriore del collo alla regione frontale, garantendo la crescita dei capelli per tutta la vita.

La tecnica FUE (Follicular Unit Extraction)

Descritto inizialmente da Okuda nel 1939, divenne popolare e divenne lo standard attuale poiché consente la rimozione di unità follicolari da 0,5 a 1 mm, lasciando solo piccole cicatrici circolari impercettibili nell’area donatrice.

Diagnosi e trattamento

Iniziamo con una consulenza completa dal punto di vista clinico, effettuando un’anamnesi completa, facendo insieme all’équipe di dermatologi (tricologi) una diagnosi della calvizie di ogni paziente individualmente, cercando di capirne le cause e il periodo evolutivo. Le classificazioni più utilizzate sono quella di Hamilton, che va dal tipo 1 (lieve) a 7 (avanzato) negli uomini e quella di Ludwig, dal tipo 1 (lieve) a 3 (avanzato) nelle donne. Vengono analizzati esami di laboratorio complementari, insieme all’importante strumento della Dermatoscopia Capillare, in cui possiamo analizzare la presenza di patologie del cuoio capelluto e la densità, lo spessore e la tipologia dei capelli, sia nella zona donatrice che ricevente.

Il trattamento sarà sempre combinato clinico e chirurgico. Terapie con antiandrogeni (Finasteride e Dutasteride), vasodilatatori (Minoxidil), laserterapia non ablativa e MMP (microiniezioni di farmaci nella pelle) vengono effettuate in modo che i follicoli rimanenti possano rimanere attivi e non in miniatura (passaggio da anagen a telogen fase ).

La procedura è molto tecnica e artigianale, eseguita con ingrandimento costante, dispositivi di estrazione meccanizzata, stereomicroscopi ergonomici, penne per impianto e strumenti delicati, progettati specificamente per il ripristino dei capelli. L’équipe è solitamente composta da due chirurghi e da tre a cinque tecnici specializzati.

L’anestesia utilizzata è locale con leggera sedazione, composta sostanzialmente da due fasi. La prima prevede l’estrazione delle UF (unità follicolari) e la seconda la marcatura della linea precedente e il loro impianto nella zona ricevente.

L’intervento chirurgico per la calvizie dura dalle quattro alle dieci ore, a seconda del numero di UF impiantati, che può variare da 1500 a 5000, e in base all’estensione della zona calva.

La crescita dell’UF impiantato richiede circa tre mesi per produrre nuovi capelli, il che è ben spiegato prima dell’intervento, per evitare false aspettative e il risultato finale è previsto dopo 6-10 mesi, quando i capelli sono ben sviluppati.

Le indicazioni della tecnica vanno ben oltre la calvizie androgenetica, e si applicano anche all’alopecia traumatica, causata da ustioni, alle ricostruzioni estetiche e riparative delle sopracciglia e perfino della barba.

Dove andremo nel trattamento della calvizie? La domanda rimane. Il fatto è che nel 21° secolo possiamo dire che i risultati sono molto sicuri e soddisfacenti.

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