Dal cuore di Acireale alla missione in Albania, Don Carmelo celebra i 25 anni di Zheja

Elena Grasso
Elena Grasso - EG Communication
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Un pellegrinaggio di fede e gratitudine: Don Carmelo e la diocesi di Acireale celebrano a Zheja i 25 anni della Chiesa

Don Carmelo non è un semplice sacerdote in visita. È un uomo di missione, membro dell’Ordine Autonomo dei Cavalieri di Malta, che ha vissuto per anni tra la gente dell’Albania, nei difficili anni post-regime, quando il Paese usciva da un lungo e duro periodo di ateismo di Stato. In quelle terre, ha portato il messaggio di Cristo, ha ascoltato e camminato accanto a un popolo che ricominciava a cercare Dio, ricostruendo la fede mattone dopo mattone, anima dopo anima.

In questa nuova visita e come in ogni viaggio in Albania, Don Carmelo non è tornato semplicemente per commemorare un anniversario, ma per rinnovare un legame profondo, quello con un popolo che, come lui stesso afferma, gli ha restituito molto più di un grazie:

“Attraverso il loro cercare Dio, io stesso ho rafforzato la mia fede.”

Zheja e l’Ascensione: una chiesa, un messaggio eterno

La chiesa dell’Ascensione al Cielo di Zheja non è solo un edificio: è un simbolo di rinascita e connessione spirituale. L’Ascensione di Cristo rappresenta una promessa di unità: quella tra terra e cielo, tra l’uomo e Dio.
È il compimento del cammino del Figlio verso il Padre, ma anche l’invito a vivere la fede con consapevolezza, nella certezza che non c’è separazione, ma comunione profonda tra il divino e l’umano.

Per i cristiani, è uno degli eventi più potenti del Vangelo: Cristo che ascende non per allontanarsi, ma per abbracciare tutta l’umanità in un legame eterno.

Una missione che continua

La presenza della comunità di Acireale, insieme a Don Carmelo, ha riportato un segno concreto di unità tra le Chiese, tra i popoli, tra esperienze di fede diverse uguali alla radice. La missione oggi non è solo evangelizzare, ma incontrare, ascoltare, condividere.

E Don Carmelo, con la sua testimonianza, ci ricorda che la fede si costruisce nell’incontro con l’altro, e che spesso, i luoghi più fragili diventano terreno fertile per rinascere.

La celebrazione del 25° anniversario della chiesa di Zheja non è solo un momento di festa, ma una memoria viva di ciò che significa credere: affidarsi a Dio, spezzare il pane della fede, costruire ponti dove c’erano muri.

E mentre la comunità cristiana di Acireale torna in Sicilia, una parte del loro cuore resta in Albania, in quella piccola chiesa tra le montagne, dove Cristo è asceso al cielo, ma ha lasciato impressa, nella storia e nella carne, la promessa che Dio non è lontano. È in noi. Sempre.

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