Fondatore di uno degli ordini più longevi e prestigiosi della cristianità, il Beato Gerardo Sasso rappresenta una figura cardine della storia medievale, sospesa tra fede, accoglienza e visione.
La storia di Gerardo Sasso, monaco italiano vissuto tra l’XI e il XII secolo, è avvolta da un’aura di mistero e devozione. Nato attorno al 1040, secondo la tradizione in Scala, nei pressi di Amalfi, sarebbe appartenuto a una famiglia nobile della costiera amalfitana. Questo legame con Amalfi è simbolicamente suggellato dalla scelta della Croce amalfitana – bianca su fondo nero – che divenne emblema dell’ordine da lui fondato. Alcune fonti alternative indicano invece una possibile origine provenzale, ma il cuore della sua opera resta ancorato al Mediterraneo.
Un monaco tra i pellegrini e la storia
Gerardo era responsabile dell’Hospitale di Santa Maria dei Latini, annesso al monastero benedettino situato nei pressi del Santo Sepolcro, a Gerusalemme. Questa struttura, ricostruita attorno al 1070 grazie ai mercanti amalfitani, accoglieva i pellegrini cristiani giunti in Terra Santa. Durante la Prima Crociata (1099), l’ospedale offrì rifugio e assistenza non solo ai pellegrini, ma anche ai soldati cristiani feriti durante l’assedio della città.
Proprio dopo la conquista crociata di Gerusalemme, il prestigio dell’ospedale crebbe rapidamente. Importanti figure come Goffredo di Buglione e Baldovino di Boulogne, primi sovrani del neonato Regno di Gerusalemme, riconobbero e sostennero l’opera di Gerardo con donazioni in denaro e terreni. È in questo contesto che, nel 1113, con la bolla papale Pie postulatio voluntatis, Papa Pasquale II riconobbe ufficialmente l’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, indicando Gerardo come fondatore e primo Gran Maestro.
Un Ordine, una missione
Inizialmente, l’Ordine aveva un’identità puramente ospedaliera e assistenziale, impegnato nella cura dei poveri e dei malati, indipendentemente dalla fede o dall’origine. Gerardo ne tracciò le prime regole, basate sull’umiltà, il servizio e la misericordia. Solo più tardi, sotto il suo successore Raymond du Puy, l’Ordine assunse anche una funzione militare, dando origine a quello che oggi conosciamo come l’Ordine dei Cavalieri di Malta.
Il culto e le reliquie
Gerardo morì il 3 settembre 1120. Ben presto la sua figura fu oggetto di venerazione tra i membri dell’Ordine. I racconti agiografici lo descrivono come un uomo umile, profondamente devoto, interamente votato alla cura degli altri. Le sue spoglie, inizialmente conservate a Gerusalemme, vennero traslate ad Acri nel 1187 e successivamente a Manosque, in Provenza. Qui rimasero fino al 1749, quando il Gran Maestro Manuel Pinto de Fonseca trasferì il teschio a La Valletta, nell’attuale Malta, dove è ancora custodito nel monastero di Sant’Orsola.
Altre reliquie si trovano oggi in varie città europee, tra cui Roma, Pisa, Sicilia e Martigues, a testimonianza della diffusione e dell’importanza della sua eredità spirituale.
La Chiesa cattolica lo venera come beato, e la sua ricorrenza liturgica si celebra il 13 ottobre.
Un’eredità di accoglienza e servizio
Il Beato Gerardo Sasso non fu un crociato né un uomo d’arme, ma un artigiano della misericordia, capace di costruire una rete di ospitalità e cura in uno dei periodi più turbolenti della storia cristiana. La sua visione non era quella del dominio, ma dell’accoglienza: in un tempo di conflitti, offrì rifugio, pane e cure a chiunque ne avesse bisogno.
La sua figura continua a ispirare oggi, a ricordarci che la vera forza spirituale risiede nel servire l’altro, nel custodire la dignità umana, anche nei luoghi più inospitali.