Le Isole Eolie restano, senza dubbio, tra le gemme più affascinanti del Mediterraneo. Con i loro paesaggi vulcanici, le acque cristalline, i tramonti infuocati e una storia millenaria che si respira in ogni angolo, continuano a richiamare viaggiatori in cerca di natura, autenticità e silenzio.
Tuttavia, nell’estate 2025, non tutte le isole dell’arcipelago stanno vivendo un’affluenza paragonabile a quella degli anni precedenti. In particolare, l’isola di Vulcano mostra segnali di rallentamento. A fine luglio, l’isola non ha ancora registrato il tutto esaurito, e le motivazioni sembrano andare oltre la semplice stagionalità o i gusti dei turisti.
La domanda che aleggia è se ci si trovi di fronte a un turismo più selettivo e di qualità – meno numeri, ma più consapevolezza – oppure se si tratti, piuttosto, di un segnale di difficoltà strutturale e di una mancanza di visione strategica.
Il caso più emblematico riguarda i celebri fanghi termali di Vulcano. Dopo una lunga chiusura, l’area è stata riaperta all’inzio dell’estate 2025 tra entusiasmo e attese, solo per essere richiusa pochi giorni dopo, in seguito al malore di un visitatore con patologie pregresse.
Un evento spiacevole, certo, ma che ha sollevato perplessità sulla gestione generale del sito. La chiusura immediata ha riportato a galla interrogativi ricorrenti sull’esistenza di cartelli chiari che segnalano rischi e controindicazioni, di protocolli o controlli all’ingresso, senza contare chi dovrebbe garantire queste misure, quale ruolo rivestirebbe nel caso di una riapertura.
La sensazione è che, di fronte a un problema forse evitabile con una corretta prevenzione e comunicazione, si sia preferita ancora una volta la soluzione più drastica, con un danno all’immagine dell’isola, ma anche alla fiducia dei turisti e all’economia locale, che fa affidamento su queste attrazioni.
I fanghi, però, non sono un caso isolato. A Vulcano – e, in misura diversa, anche su altre isole – si registrano lamentele su alcuni aspetti dei servizi offerti.
Noleggiare un’auto può diventare una sfida: veicoli spesso datati, con tariffe elevate e qualità discutibile. La ristorazione, in certi casi, non sembra tenere il passo con i prezzi: menù poco aggiornati, porzioni ridotte e conti che sorprendono. Non di rado, un cocktail può superare i 15 euro.
Anche lo shopping, teoricamente uno dei piaceri del turismo locale, risulta talvolta deludente. La ripetitività dell’offerta e la scarsa differenziazione tra negozi trasmettono un senso di standardizzazione, a discapito di quella genuinità e unicità che i turisti spesso cercano in luoghi così caratteristici.
Le domande, a questo punto, si moltiplicano. Il calo dei turisti è davvero sintomo di un turismo più sostenibile, o è il riflesso di un sistema che fatica a rinnovarsi? L’isola sta scegliendo consapevolmente un modello più “slow”, o sta semplicemente subendo l’inerzia di un’organizzazione non sempre all’altezza?
La bellezza naturale di Vulcano è un capitale prezioso, ma non autosufficiente. Per valorizzarla serve una strategia: interventi sul decoro urbano, potenziamento dei servizi, maggiore attenzione alla formazione degli operatori, controllo sulla qualità dell’offerta, e un concreto supporto all’artigianato locale e alla vera economia dell’isola.
Le Eolie meritano di più. E anche i visitatori, che continuano a sceglierle con amore e aspettative, meritano un’esperienza all’altezza di tanta bellezza.
Elena Grasso