Nel mondo delle cerimonie stellari, dove lusso e apparenza si rincorrono senza tregua, il matrimonio di Jeff Bezos ha rappresentato l’apice della spettacolarità. Un evento che ha radunato volti noti, patrimoni inestimabili e abiti dal valore esorbitante, ma che – paradossalmente – ha lasciato a desiderare sul piano dell’eleganza autentica. Non tanto per mancanza di stile, quanto per l’eccesso di ostentazione e la carenza di quella raffinata sobrietà che rende memorabile una presenza.
Nonostante l’enorme ricchezza di abiti presenti al matrimonio di Bezos, è difficile decretare il più elegante. Donne appariscenti, scollature profonde e gioielli da capogiro, ma – a parte l’eleganza naturale di Rania di Giordania, la semplicità di Vittoria Ceretti e il portamento quasi regale di Lavinia Borromeo – non si sono viste donne che si siano distinte per particolare bellezza. O, almeno, nessuna che abbia lasciato senza fiato.

Tanta ricchezza, sì. Tanta ostentazione, anche. Ma nessuna armonia: intesa come perfetto equilibrio tra estetica, interiorità e materia. Nessuna sorpresa, a dire il vero, considerando che viviamo nell’epoca dei pochi contenuti, dove si fa a gara per chi indossa più paillettes o riesce a essere più appariscente – anche nel viso.
Di Lavinia Borromeo, sebbene poco truccata e dotata di un portamento invidiabile, resta la delusione dell’abito che – nonostante molti lo ritengano il più bello di tutti – lascia trasparire una nota di eccentricità ridondante. Una fantasia interessante, per carità, ma che dopo dieci minuti a guardarla stanca. Un po’ come i quadri di Dalì: pieni di significato, ma anche troppo.



Nulla da eccepire nella “passerella” di Vittoria Ceretti. Passerella, appunto. Dal viso candido agli abiti altrettanto candidi, dava l’impressione di trovarsi di fronte a una sfilata di moda più che a un matrimonio. Impeccabile, sì, ma poco emozionante.
Forse l’unica nota davvero interessante è stata Rania di Giordania. Con la sua discrezione non è certo passata inosservata, pur cercando lei, quasi incurante dei fotografi, di diventare invisibile mentre incedeva verso la cerimonia. Ed è proprio in questo suo incedere sottovoce che si è rivelata, senza sforzo, la più elegante di tutte.