Toscana – Una testimonianza che lascia senza fiato. Una di quelle storie che sembrano uscite da un romanzo, e invece è tutto vero. È la vicenda di Bruno Marini, Gran Priore di Toscana della Confederazione Internazionale dei Gran Priorati Autonomi OSJ Knights of Malta, che circa un mese fa ha sfiorato la morte per poi rinascere con un cuore trasformato.
Tutto inizia in una tranquilla giornata del Maggio di quest’anno, quando Bruno si trova in casa. Inaspettatamente, un’improvvisa crisi respiratoria lo colpisce con una violenza tale da togliergli ogni contatto con la realtà. Le cause? Probabilmente una combinazione di fumo e antidolorifici, una miscela tossica che ha mandato il suo organismo in tilt.
“Io non ricordo nulla”, racconta con voce ancora commossa. “Solo una crisi violenta e poi il buio totale”. Fortunatamente, i soccorsi sono tempestivi: una squadra di vigili del fuoco riesce a entrare con difficoltà nella sua abitazione, blindata, e lo trova riverso a terra, privo di sensi. Da lì inizia la corsa contro il tempo.
Trasportato d’urgenza all’ospedale Santi Cosimo e Damiano di Pescia in codice rosso, Bruno sembra ormai destinato a non farcela. Tutti i membri dello staff medico lavorano instancabilmente su di lui, ma le speranze sono poche. Tuttavia, proprio quando tutto sembra perduto, accade qualcosa di straordinario: la lenta ma incredibile risalita verso la vita.
Bruno viene ricoverato in rianimazione. Lì trova non solo medici e infermieri, ma “angeli”, come lui stesso li chiama. “Quando perdi completamente l’autonomia, anche nei bisogni più basilari, è lì che perdi anche la dignità di persona umana, e allora ti affidi completamente alle mani di chi si prende cura di te. Ho capito cosa significa davvero la ‘compassione’”.
L’esperienza lo trasforma profondamente, non solo nel corpo, ma nell’anima. “Aspettare una visita, vedere entrare qualcuno che ti vuole bene, ti apre il cuore. Vedere altri pazienti soli mi straziava. Così chiedevo alle persone che venivano per me di passare anche da loro. Vedere la solitudine di chi soffre, in ospedale, è psicologicamente insopportabile”.
Oggi, dopo trenta giorni in rianimazione e un periodo di convalescenza ancora in corso, Bruno è a casa. Stanco ma vivo, fragile ma infinitamente grato. Ringrazia pubblicamente il dott. Andrea Ciani, il dott. Emiliano Lotti, tutto il personale medico, le infermiere e le OSS dell’ospedale. “Alla prossima investitura dei Cavalieri in Toscana darò loro un riconoscimento. Non solo per quello che hanno fatto con me, ma per quello che fanno ogni giorno, con amore e discrezione, per chi soffre”.
Bruno ora lancia un appello accorato: “Non lasciamo soli i malati. Una carezza, una parola, una presenza, sono medicine più potenti di qualsiasi farmaco. L’amore nutre non dimentichiamolo mai”.
Prossimamente dovrà affrontare un intervento chirurgico a una gamba per una vena ostruita, ma lo affronta con coraggio e una nuova forza interiore. “La mia anima ha capito. La compassione è la vera medicina. Ora la mia missione è diversa, più profonda, più umana”.
E se l’amore nutre, la fede guarisce perché non c’è nulla di più grande; lo diceva un altro Bruno, che stavolta di cognome fa Gröning:
“So che è anche giusto, so che va anche bene quando, a volte, le persone riescono a liberare il loro cuore. Chi non smette di avere fede nel nostro Signore Iddio e ripone in me la più grande fiducia, andrà incontro alla sua guarigione.”
Una vita salvata. Un’anima rinata.
E una nuova luce che promette di brillare per molti.
Elena Grasso