«Per far crescere un bambino che diventa un adulto che possa far luce dentro di sé è necessario che abbia a fianco adulti che sanno fare la loro parte di adulti: I care, mi prendo cura di te, ti ho a cuore, ho a cuore cosa senti tu, di te».
In questa frase intensa e affettuosa, la professoressa Daniela Lucangeli racchiude il cuore del suo pensiero pedagogico e scientifico: l’essere umano cresce nella cura e attraverso la relazione, in una rete di connessioni dove scienza, emozione e responsabilità si intrecciano in modo inscindibile.
Lucangeli è docente di Psicologia dello Sviluppo all’Università di Padova, scienziata, divulgatrice e autrice del libro A mente accesa. Crescere e far crescere. Ma è soprattutto una voce autorevole e appassionata nel panorama educativo contemporaneo, una voce che sa tenere insieme la complessità delle neuroscienze con la delicatezza dell’esperienza umana. Il suo approccio, al tempo stesso rigoroso e profondamente empatico, si fonda su una visione ecobiopsicologica dell’essere umano, dove il cervello non è solo una macchina pensante, ma un sistema vivente, che sente, ricorda, si adatta, si connette. Che si cura e viene curato.
Le radici teoriche del suo pensiero affondano nelle grandi scuole del Novecento – da Piaget a Vygotskij, passando per l’attaccamento di Bowlby – ma la Lucangeli non si limita a restare in ambito accademico. Il suo sguardo va “sotto sotto”, come racconta lei stessa, fin dall’infanzia, in quella tensione continua a domandarsi cosa ci sia oltre, nelle pieghe invisibili dell’umano. Ogni bambino incontrato, ogni domanda senza risposta, ha acceso in lei una nuova ricerca. È il bisogno dell’altro, reale e vissuto, a guidarla. Ed è questa la sua idea di “scienza servizievole”: una scienza che non si chiude nell’astrazione, ma che si mette al servizio della crescita umana.
Una delle intuizioni più potenti della sua ricerca riguarda la natura sistemica del sé: mente e corpo, emozioni e pensieri, ambiente e genetica sono elementi in costante dialogo. Il nostro self, dice Lucangeli, è un radar vivente, interconnesso in ogni parte, capace di intessere relazioni profonde sin dai primi giorni di vita. Persino la pelle – ci ricorda – è un organo dell’emozione, abitato da cellule neuronali (le c-cells) che trasmettono il calore di una carezza, la sicurezza di un contatto, la consolazione di una presenza. Non siamo solo cervelli: siamo un sistema vivente intero.
Ed è su questo sistema che agisce la relazione educativa. Quando un adulto dice “ti vedo, ti sento, ti ho a cuore”, attiva nella mente del bambino la possibilità di apprendere non solo informazioni, ma fiducia, sicurezza, capacità di affrontare la vita. La neuroplasticità – cioè la capacità del cervello di modificarsi in base all’esperienza – è massima nei primi anni e nell’adolescenza, ma continua per tutta la vita. Ecco perché ogni relazione conta. Ogni gesto, ogni parola, ogni sguardo. Perché siamo esseri in divenire, sempre modellati dall’ambiente e dalla qualità degli scambi che viviamo.
Non a caso, Lucangeli cita spesso Seneca: homo sacra res homini, l’uomo è cosa sacra all’uomo. Ogni essere umano è un potenziale catalizzatore per l’altro, un ponte di trasformazione, un’occasione di crescita. Lo siamo noi adulti per i bambini, ma lo sono anche i bambini per noi. E lo siamo gli uni per gli altri, come individui, famiglie, società.
Durante la pandemia da Covid-19, Daniela Lucangeli ha intensificato il suo impegno divulgativo per offrire strumenti di alfabetizzazione emotiva e consapevolezza. Secondo lei, eventi traumatici come quello vissuto a livello globale possono diventare occasioni per mettere in luce ciò che era nascosto, per ripensare i nostri modi di vivere, per riconnettere l’io al noi. Perché la sofferenza, se attraversata con consapevolezza, può diventare anche apprendimento. E crescita.
Infine, c’è un altro elemento centrale nella sua visione: l’immaginazione. Non come semplice fantasia, ma come funzione vitale della mente, capace di integrare pensiero e sentimento, di proiettare il presente verso il futuro, di trasformare l’esperienza in possibilità. Immaginare è vivere in anticipo, è costruire mondi, è aprire strade. È un atto creativo e insieme profondamente umano.
Lucangeli ci chiede di tornare all’essenziale. Di guardare i bambini, i nostri figli, i nostri studenti, non come contenitori da riempire, ma come reti viventi da accendere. E ci chiede di farlo con la responsabilità dell’adulto che ha a cuore il sentire dell’altro. Perché solo così, in un’alleanza calda e autentica, possiamo davvero crescere. E far crescere.