L’abbiamo vista sfrecciare sulle nevi alpine a velocità che sfidano i luoghi, sostenuta da coraggio e volontà come da tecnica ed allenamento. E Federica Brignone ha trionfato, sciatrice italiana da record in Coppa del Mondo con 37 vittorie, tre medaglie olimpiche e cinque iridate, due Coppe del Mondo generali, prima sciatrice italiana a conquistarne il trofeo, e quattro di specialità.
La madre era sciatrice, papà Daniele istruttore di sci, che a un anno e mezzo l’aveva già messa in pista, il fratello Davide ex sciatore alpino e suo allenatore.
È raggiante la campionessa milanese, per quella fiducia che hanno riposto in lei credendo nella sua capacità, elemento vincente, quello che sprona a dare non il meglio ma tutto ciò di cui si è in grado. Ne viene fuori la sua indole, il carattere e il temperamento in quel bacio alla coppa del Mondo femminile vinta sul podio di Sun Valley che segna ancora un’altra preziosa tappa del suo percorso sciistico iniziato il 1 dicembre 2005 nel Circo bianco.
E oggi, a soli 34 anni guarda alla prossima competizione del mondo.
In quel magico globo di cristallo che richiama fragilità e forza insieme del creato e degli uomini, con i silenzi suggeriti dalle altezze e l’apparente lentezza nel viverli, si riflette la narrazione di quante conquiste sono state fatte da donne e uomini sulla natura della terra e dei suoi freddi, a partire dai più antichi sci risalenti al VII millennio a.C., , e quanto ancora resta da fare per rispettarne le caratteristiche sfidandole.
Nulla è lasciato al caso nel plurimillenario sport sciistico alpino, nato nel 1864 per l’imprenditorialità dell’albergatore Johannes Badrutta che, aperta anche in inverno la sua struttura ricettiva a Saint-Moritz, vi attrasse gli abituali clienti estivi organizzandovi proprio le attività invernali sulla neve.
Da lì attrezzi ed equipaggiamento, tecniche e il primo manuale di sci alpino, ne costruirono le sfide fino alla prima gara in Italia nel 1929 a Roccaraso, e ai successi che nel 1956 portarono in televisione i VII Giochi olimpici invernali di Cortina d’Ampezzo.
Ancora oggi grazie alla televisione viviamo i campionati nelle principali stazioni sciistiche europee, nordamericane e asiatiche partecipando in tempo reale, da dovunque ci troviamo, ai successi come alle delusioni che ritmano la vita degli sciatori in competizione. Splendide immagini delle Alpi con i loro anfratti innevati sullo sfondo accompagnano i sorrisi e le speranze, le verifiche, le sfide del corpo e quelle più tecniche ma determinanti. Prendono corpo gli apparentemente esili bastoncini in fibra di carbonio che hanno sostituito i primi bastoncini del 1866, per facilitare gli equilibri nelle curve e nelle spigolate, gli sci che da legno massiccio a alluminio prima e materie plastiche poi resistono alle impervietà delle discese, i sistemi di aggancio agli scarponi che da cuoio oggi sono interamente in plastica rigida, l’impermeabilizzazione dell’abbigliamento contro il freddo e per la sicurezza, dalla tuta aerodinamica con i “gusci” protettori che si adattano alla schiena dello sciatore alla speciale “maschera da sci” con occhiali a più lenti, variamente colorati per giornate soleggiate o di scarsa visibilità, al casco opportunamente omologato che ha sostituito il più vecchio passamontagna.
Guardiamo la nostra campionessa sulle sue montagne, nel suo “abito da sport” e con il suo retaggio familiare, ed è passione per la determinazione e la volontà delle sue sfide, è ammirazione per i valori familiari, è orgoglio nazionale al femminile.
Mariolina Frisella