Cecilia Sala e l’Iran dal suo Podcast

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Abbiamo seguito tutti con apprensione la più recente vicenda di Cecilia Sala, nella sua dimensione umana, in quanto giovane donna di 29 anni, e in quella sociale in quanto giornalista, in missione a Teheran, per altro con il regolare visto, dove era arrivata il 12 dicembre per svolgere uno dei suoi servizi di approfondimento culturale dall’estero.

È stata liberata in questi giorni dopo l’arresto del 19 dicembre 2024 “per aver violato le leggi della Repubblica islamica dell’Iran”. Tale motivazione incuriosisce non poco non fosse altro che per l’importanza di quel confronto tra culture assai diverse, utile alla comprensione dei rapporti tra i popoli. Da una rapida informazione sulla Sharī‛a, Legge sacra dell’Islam, emergono i quattro fondamenti del diritto: il Corano, la sunna o consuetudine del Profeta, il consenso della comunità musulmana, e il qiyās o deduzione analogica, Da qui discendono le varie prescrizioni del diritto musulmano riconoscibili in pratiche del culto e modo d’agire verso gli altri.

Cinque i pilastri dell’Islam, la testimonianza di fede in un Dio unico (Allah) e nel Suo Messaggero (shahada), la preghiera rituale richiesta a ogni musulmano cinque volte al giorno per tutta la vita. (salat), l’ elemosina quale atto di donare una parte della propria ricchezza a chi ne ha bisogno una volta all’anno (Zakat), il digiuno durante il sacro mese di Ramadan che, nell’imporre l’astensione dai bisogni elementari e tra questi il cibo, l’acqua e i rapporti sessuali, educa i musulmani all’opportunità di esercitare il controllo sui propri bisogni e di puntare ad un sano stile di vita, (sawm) e il pellegrinaggio alla Mecca richiesto a ogni musulmano almeno una volta nella vita, se ne ha le possibilità. (hajj). Ciò i sintesi i contenuti fondamentali delle leggi islamiche.

Ma per collegarle all’arresto di Cecilia Sala dovremo attendere maggiori informazioni come anche sul come e perché si è riusciti ad ottenerne la liberazione. Una unica coincidenza ha prodotto alcune ipotesi sulla possibilità che si volesse uno scambio tra lei e l’ingegnere iraniano Abedini, arrestato a Milano qualche giorno prima dell’arresto di Cecilia, l’uomo che secondo gli U.S.A. ha fornito droni e materiali elettronici all’Iran aggirando l’embargo americano. Abedini resterà in carcere in attesa della prevista udienza del 15 gennaio, per cui attualmente tale ipotesi sembra superata.

Sappiamo che la legge iraniana ha destinato Cecilia Sala all’isolamento in cella nella prigione di Evin, a Nord della città. Una prigione assai nota, che ha visto detenute in passato anche le giornaliste Niloufar Hamedi e Elaheh Mohammadi, arrestate a settembre 2022 e poi rilasciate all’inizio del 2024 dietro cauzione e Narges Mohammadi, l’attivista iraniana vincitrice del premio Nobel per la Pace nel 2023 rilasciata temporaneamente per motivi di salute.

La vicenda si incasella nel modo del giornalismo che va oltre confine in culture piegate a logiche diverse e rende merito alla necessità di quella cultura diplomatica mediatrice che si è posta all’opera con l’intervento istituzionale e dei servizi di intelligence per l’estero, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna e l’ambasciata interessata.

A noi il sottolineare l’importanza dell’informazione e intraprendenza di una donna appassionata del suo lavoro che ne sfida l’audace farsi.

Cecilia Sala ha collaborato con l’Espresso, con Vanity Fair, in redazione di Otto e mezzo, con Rai e Fremente Media, con Ciara Valle nel podcast Polvere, oggi un libro edito da Mondadori Strade Blu. Oltre che scrivere per Il Foglio, è l’autrice di Stories, il podcast quotidiano di Chora Media dove racconta storie anche difficili come la crisi in Venezuela e in Cile, in Ucraina e Afghanistan e in Iran. Le racconta sul campo e da Teheran stava raccontando il sistema patriarcale, la visione del nuovo Medio Oriente nell’ottica iraniana e la comicità iraniana di Zainab Musavi. Temi dall’estero sicuramente invasivi in tali contesti ma ricchi per noi che adesso, grazie alle tecnologie, riusciamo a penetrare visivamente e ad ascoltare dal vivo. Grazie al podcast, trasmissione radio diffusa via Internet, scaricabile e archiviabile in un lettore Mp3, i cui ascoltatori in Italia nel 2023, secondo i dati Ipsos, sono stati di 11,9 milioni.

Attrattività e facile diffusione, interattività e coinvolgimento del pubblico,ne fanno un mezzo di comunicazione diffuso e diretto, dunque rappresenta innovative opportunità per il giornalismo che vuole approfondire le questioni e Cecilia Sala lo sa bene. Questa sua capacità di interpretare al meglio le nuove esigenze dell’informazione, unita al suo coraggio, è quanto ho davvero ammirato in lei.

Mariolina Frisella

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