“Addio” Los Angeles: quei Secondi cruciali e i Sogni infranti

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Il nostro giornale quindicennale sta andando in stampa da Barcellona Pozzo di Gotto e molto distanti geograficamente e fisicamente solo grazie alla tecnologia riusciamo a trasmettere il nostro pensiero ai Siciliani che vi abitano e a tutti i cittadini di Los Angeles. In particolare a chi sta soffrendo i disastri del fuoco nemico, ai vigili del fuoco ai quali sono affidate speranze e preoccupazioni, a chi sta perdendo i suoi progetti di vita. Sono tanti, oltre 100mila coloro che hanno perso la casa e più di 10mila le strutture distrutte. Dietro ogni dato numerico una vita spezzata, in sospeso, insicurezze e fragilità, il pianto e il coraggio che serve per continuare ad andare avanti. Non facile lì dove le fiamme e le condizioni atmosferiche stanno ponendo la città e le periferie in condizioni drammatiche, i morti sono saliti a 24 e si continua a cercare i dispersi mentre il vento rafforza roghi.

La violenza del fuoco è tale, consideriamo che dura già dagli inizi di gennaio, che l’astronauta della Nasa Don Pettit, che si trova a bordo della Iss, li ha fotografati dalla Stazione Spaziale Internazionale. Emerge anche da questo la portata drammatica della loro diffusione e l’ancora più difficile azione di contrasto e spegnimento degli incendi dei vigili del fuoco che continuano senza sosta sapendo che la forza dei venti aumenterà e renderà ancora più grave il loro lavoro. Ariel Cohen del National Weather Service afferma: “Pochi secondi potrebbero salvarti la vita” mentre le fiamme divampano in 3 quartieri di Los Angeles.

Non sappiamo come sia possibile che si possa riuscire a contenere l’avanzare degli incendi solo per il 13% nella zona di Palisades dove il fuoco ha già bruciato più di 23.000  acri, e solo per il 27% nella zona di Eaton, dove più  di 14.000 acri sono ormai devastati.

Pur senza entrare nello scontro che si è scatenato è facile ipotizzare comunque la criticità del sistema di prevenzione e intervento. Il sistema va pensato organicamente.

Ci sono due dimensioni che stanno a cuore: la prima è che i di-fetti amministrativi e gestionali che fanno parte della “responsabilità” organizzativa oltre che etica, emergono solo a fronte dei disastri subiti ed è troppo pesante parlarne dopo le morti e le sofferenze che non si cancellano perché non si torna indietro; la seconda attiene i comportamenti umani. Si legge del rischio che le zone evacuate possano subire i saccheggi ed è un evento che accade purtroppo dovunque. Tale dimensione è inaccettabile se pensiamo che siamo tutti a rischio e che piuttosto siamo tutti chiamati al rispetto. La coscienza non può dimenticarlo.

Mariolina Frisella

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