Attratte dalla pittura per essere dipinte come modelle, per dipingere e dipingersi, le donne sembrano sfumare nella storia dell’arte che ne limita la conoscenza. Strana arte che crea distinzioni e confina una parte di se stessa in arte di genere!
“Poiché le donne sanno benissimo dare alla luce (creare) gli uomini, non c’è da meravigliarsi che vogliano poter anche creare, con la stessa facilità (disinvoltura) degli uomini a partire dalla pittura”. Sono le parole dello storico rinascimentale Giorgio Vasari che definiva pittora la donna-artista, riconoscendo che non le era facile produrre né vendere e diffondere le sue opere.
Già un esempio dei primi dibattiti sui generi maschile e femminile.
Eppure è stato l’amore di una donna e l’angoscia del perderlo, coniugata alla sua capacità di osservare, che ha originato la pittura. La circostanza è testimoniata nella sua Storia naturale da Plinio il Vecchio chea sua volta si rifà a quanto riportava lo storico greco Erodoto, vissuto tra 484 e il 430 a.C., il quale probabilmente lo ha tratto da un tempo precedente. Fatto è che la figlia del vasaiogreco Butade Sicionio, nota come la Fanciulla di Corinto perché vi abitava, nel salutare per l’ultima volta il suo giovane amato in partenza per l’estero, venne attratta dalla loro ombra proiettata sul muro dal lume della lanterna accesa.
Volle imprigionarne la presenza e su quell’ombra tratteggiò le linee del volto dell’uomo. Un impulso sofferto di quell’amore universale che cerca di trattenerne fisicamente il significato.

National Gallery of Scotland, Edinburgh.
L’incredibile è che da quell’impulso si sono originati i significati dell’arte pittorica, il segno dal quale partire, l’intento di fissare ciò che si vede, cose, persone, natura, il valore di memoria quale interpretazione dell’assenza e l’impressione delle proprie sensibilità e delle orme del tempo.
Di quell’aneddoto a noi restano le ricostruzioni immaginifiche de La fanciulla di Corinto, vissuta tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, tra gli altri dal pennello di Felice Giani, di David Allan, di Wilhelm Edward Daege, di Jean Baptiste Regnault, di Joseph-Benoit_Suvee.
Fu allora in particolare, che venne ripreso il Mito dell’origine della pittura.
Il gioco delle ombre proiettate dalla luce fu studiato in procedimenti ottico-meccanici di rilevazione del profilo delle persone che ne esigeva la presenza fisica.
Nel 1875 il violoncellista alla corte di Versailles, Gilles Louis Chrétien, inventò il Physionotrace, un procedimento che, utilizzando un dispositivo, riproduceva il ritratto direttamente a grandezza naturale o in riduzione grazie al pantografo. Divenne fotografia.
Quella fanciulla di Corinto aveva generato la tecnica.
Su quel volto disegnato, il padre vasaio avrebbe impresso l’argilla riproducendolo, l’avrebbe fatta asciugare e poi cotta al forno per offrirla alla figlia. Sarebbe nata la scultura, arte gemella della pittura.
Maria Frisella
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