Tradizioni natalizie: perché albero e presepe si preparano l’8 dicembre

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Il nostro magazine sarà già in onda quando vi ritroverete intorno ad un albero, che sia abete coltivato appositamente o sintetico,  per addobbarlo come tradizione vuole. Vogliamo trovarci insieme a voi quando appenderete luci e palline colorate, e sarà come condividere una festa che ci unisce nel pensiero.

Ma perché l’8 dicembre? In quel giorno si celebra l’Immacolata Concezione, concezione senza peccato di Maria madre di Gesù che segna l’inizio ufficiale delle celebrazioni natalizie.

Forse è per ciò che presepe e albero si preparano in questo giorno, omaggio alla valenza religiosa per quanto quest’anno già le vie delle grandi città e i negozi li abbiano di gran lunga anticipati.  Voglia di atmosfere di speranza o di necessità economiche!

L’albero della vita di Gustave Klimt

Il significato e l’immagine dell’albero di Natale sono mutati nel tempo; tuttavia ha sempre rivestito un ruolo simbolico. L’albero della vita ad esempio rappresentava le anime, mentre nell’antico Egitto si venerava come sacro ogni albero che fosse in grado di resistere al deserto, come il sicomoro, i cui frutti sono una specie di fichi, e l’acacia.

Si legge che un uomo, in viaggio proprio nell’antico Egitto, avrebbe trovato una piccola piramide un disco solare sulla punta. L’avrebbe portata con sé  in Europa e alcune popolazioni germaniche adottarono l’idea di quel disco solare per l’addobbo, perché in quelle regioni il sole cominciava ad apparire dal mese di dicembre.

Le narrazioni riportano anche a San Bonifacio: nel 723 a Geismar, nella Bassa Sassonia, impedì un sacrificio umano organizzato dai pagani in onore del dio del tuono Thor sotto una quercia, per loro “sacra quercia del tuono”. Alle sue parole “Ecco la Quercia del Tuono, e qui la Croce di Cristo che spezzerà il martello del falso dio, Thor” un vento fortissimo spezzò in quattro parti l’albero sradicandolo. Bonifacio allora indicò ai pagani un piccolo abete accanto alla quercia e disse loro che sarebbe stato quello l’albero sacro, dedicato a Cristo bambino, attorno al quale avrebbero potuto compiere atti d’amore. L’abete non perde le foglie e simboleggia la longevità, i pagani già lo onoravano come tale e con l’abete erano costruite le loro case per cui il capo del villaggio se lo portò a casa e lo decorò con candele.

Già nella Bibbia l’albero della vita è al centro del Paradiso terrestre,  i vichinghi consideravano  magiche le piante che non perdevano le foglie, i Druidi lo addobbavano con pezzi di legno ardenti come il sole, la luna e le stelle, i Celti, popolazioni dell’America precolombiana e i Romani decoravano le case con fronde e ghirlande per i Saturnalia, la festa del solstizio d’inverno.

Dunque l’albero percorreva la storia delle filosofie di vita, miti e credenze augurali.

Poi nel ‘500 il primo albero natalizio che alcuni studiosi collocano nella piazza di Tallinn in Estonia nel 1441,  e altri nella città di Riga, in Lettonia, o in quella di Brema, in Germania.

Martin Lutero davanti a un albero di Natale decorato con candele. Incisione del 1850 circa  Foto: The Granger Collection, New York / Cordon Press

Dovunque fosse,  decorato con mele e dolci risalirebbe al 1605, opera di un parroco di Strasburgo, o al 1611 preparato da una duchessa tedesca. Siamo dunque nell’Europa settentrionale e l’addobbo dell’albero, allora era arricchito di frutta e dolciumi e le luci erano candele,  come fece il teologo Martin Lutero che le collocò sui rami dell’ albero perché brillassero come stelle. Fu però nell’Ottocento che questa tradizione si diffuse nel mondo.

Le candele furono sostituite nel 1882 dalle piccole lampade elettriche che per primo un collaboratore di Thomas Edison, Edward H. Johnson,  usò sull’albero di casa sua a New York.

Le palline arrivarono nel XX secolo, prima di vetro soffiato e poi di plastica. Oggi gli addobbi scintillanti hanno varie forme.

Si pensa che l’albero natalizio sia stato portato negli Stati Uniti tra la fine del Settecento e l’Ottocento dagli immigrati di origine tedesca, legati  alla loro consuetudine tanto da non rinunciarvi perché era quel più intimo senso di appartenenza alle loro origini. Le emozioni costruiscono la storia.

La regina Vittoria e l’albero di Natale (illustrazione del 1840)

Intanto l’albero si diffondeva in Austria e Danimarca grazie anche alla regina Vittoria del Regno Unito e al marito, il principe tedesco Alberto di Sassonia, che allestivano alberi di Natale nelle loro residenze. Preparato dai nobili l’albero focalizzava ancora di più la tradizione e diventava popolare tanto da essere conosciuto anche in Giappone e negli Emirati Arabi Uniti. In Italia, nella seconda metà dell’Ottocento fu la regina Margherita, moglie del re Umberto I, ad allestirne uno al Quirinale.

Sono milioni le persone che lo preparano in tutto il mondo, grande o piccolo che sia, ma sempre ricco di quelle stesse emozioni che accomunano le persone, simbolo di vita e augurio.

Prof.ssa Mariolina Frisella

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