Diritti umani : il lavoro e il matrimonio tra le forme di schiavitù moderna

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Che esista ancora la  schiavitù nel mondo è uno schiaffo alla coscienza di tutti eppure è  una drammatica attualità. 

L’Assemblea generale della Convenzione delle Nazioni Unite ha dedicato una giornata internazionale per ricordare che è essenziale abolirla, il 2 dicembre.  Una data che segue quella del 23 agosto, dal 1998 Giornata internazionale per la commemorazione della tratta degli schiavi e della sua abolizione, dedicata all’impegno di derazzializzare e decolonizzare i rapporti tra i Paesi, per promuovere la comprensione tra Africa, Europa, Americhe e Caraibi e perché si rifletta su cause e conseguenze  dello stato di disuguaglianze ereditato.  

Un monito che richiama a gran voce i temi della giustizia sociale e dei diritti umani offesi da quella schiavitù alla quale si aggiungono gravi condizioni perduranti come il traffico di persone, adulti e minori, e il loro sfruttamento, lo sfruttamento della prostituzione. Un traffico internazionale in prevalenza di organizzazioni criminali transnazionali che ha indotto l’ONU a siglare  la Convenzione delle Nazioni Unite per la soppressione del traffico di persone e dello sfruttamento della prostituzione altrui,  in vigore dal 1950 e  recepita  dall’Italia con la L. 23/1966, n. 1173, del 1967. 

Sensibilizzare alle nuove forme di schiavitù è la direzione della Giornata internazionale che ha avuto origine dal 2 dicembre 1949 quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò il primo trattato internazionale che indica  essenziale il processo di inclusione e comprensione. Helena Dalli, Commissaria per l’Uguaglianza ha sottolineato che l’omaggio del 2 dicembre è a coloro i cui sforzi sono stati essenziali per abolire la schiavitù, e ricorda che occorre perseguire libertà, democrazia e uguaglianza per tutti.  Riconosce “che la pratica aberrante della schiavitù non è stata eradicata, nemmeno nel mondo moderno. Oggi abbiamo la responsabilità di lottare attivamente contro tutte le forme di schiavitù e di difendere i diritti fondamentali da noi acquisiti, facendo di essi una realtà tangibile per tutti, sia all’interno della nostra Unione basata sull’uguaglianza che al di là delle sue frontiere.”  

Dunque la schiavitù presenta forme “moderne” e nuovi volti, quelli di oltre 45,8 milioni di persone nel mondo. Ad ogni numero corrisponde una vita spezzata, un ostacolo alle prospettive, una mortificazione di diritti essenziali per la dignità di ciascuno. Ingiustizie che vivono sulla nostra pelle. 

Schiavitù moderna? 

Il rapporto Global Estimates of Modern Slavery, la individua in due aree principali: il lavoro e il matrimonio forzati da una condizione di vulnerabilità di adulti e minori, quasi 50 milioni di vittime nel mondo, 53.800 vittime di tratta e sfruttamento solo nel 2020 durante la pandemia di cui il 35% costituito da minorenni (18% femmine e 17% maschi), 12 milioni delle quali sono minorenni. Da una analisi dei dati su “Piccoli Schiavi Invisibili 2024”.

3,3 milioni di minori  sono coinvolti:  

  • 1,69 milioni  sono sfruttati sessualmente,                
  • 1,31 milioni sono sfruttati in lavoro domestico, agricoltura, manifattura, edilizia, accattonaggio o attività illecite,     
  • 320mila tra detenuti, dissidenti politici, minoranze etniche o religiose perseguitate sono soggetti a lavoro forzato,                               ()  
  • 9 milioni di minorenni sono vittime di matrimoni forzati, più del 66% dei casi in Asia Orientale (14,2 milioni di persone),  il 14,5% in Africa  (3,2 milioni di persone coinvolte nel 2021),  il 10,4% in Europa e Asia Centrale (2,3 milioni di persone). Nel 73% dei casi i matrimoni forzati sono organizzati dai genitori delle vittime o da parenti stretti (16%) 
  • Tra i bambini  il 69%  subisce una forma di controllo psicologico, il 52% è  ingannato da false promesse, il 46% è soggetto a controllo fisico. 
  • In Italia solo dal 1° gennaio al 31 maggio 2024 i minorenni  sono stati 62, il 5,4% del totale, di cui il 62,7% di genere maschile e il 37,3% femminile, per la maggior parte dei casi nella fascia 16-18 anni. Tra gli emigrati la nazionalità nigeriana conta il 25,2% dei casi, quella ivoriana il 13,6% e quella marocchina l’11,2%. Inoltre di recente sono scomparsi 10 mila minori non accompagnati presenti sul territorio. 

In Europa, in 5 anni, dal 2017 al 2021 sono state circa 29.000 le vittime di tratta, in quanto ad adulti l’84% maschi e il 66% femmine, il 16% minorenni: fino agli 11 anni il dato è pari per entrambi i sessi, nelle altre fasce d’età si rileva il 77% di ragazze nella fascia d’età fra i 15 e i 17 anni. Molti sono i casi correlati  al problema dei migranti in zone colluse con organizzazioni di mafie. 

Torna forte l’impegno del 2 dicembre, ma accompagnato da una ineliminabile riflessione sulle contraddizioni tra i valori umani e le condizioni attuali. 

Prof.ssa Mariolina Frisella

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