Cerimonia di investitura: Quella croce bianca a otto punte

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Nella cerimonia di investitura dell’Ordine Autonomo OSJ Knights of Malta, celebrata il 5 ottobre, si distingueva la croce bianca sul nero dei mantelli prima tenuti al braccio dai postulanti e poi indossati.  

È stato come sentirsi addosso non un capo di abbigliamento con il quale distinguersi ma un impegno forte come un abito che non subisce mode, non solo il peso della storia ma la responsabilità del continuare a costruire il ricco pur difficile dialogo della fratellanza.   

Un dialogo che indagando la realtà, per rimanervi attuale e coerente, è alla continua ricerca del τί στι , “il che cos’è?” di idee e valori. Nulla è scontato oggi, perché ogni parola assume sfumature diverse nel nostro immaginario, interpretazioni che distraendo dal significato spesso apparentemente scontato e invisibile finiscono per distrarne il segno.  C’è differenza tra il dire e il fare per quanto oggi l’una ha quasi sostituito l’altra determinando non poca confusione di intenti.  

Fratellanza non è essere o dirsi fratelli ma sentirsi fraterni e agire come tali.  

Quella croce ottagona bianca a otto punte, che dal VI secolo d.C. ha attraversato il tempo per raggiungerci, entra dentro il pensiero e nella memoria, spinge a fare i conti con la propria coscienza di uomo e di cittadino, senza un attimo di sosta. Si conosce come Croce di Malta, o di San Giovanni. 

Ricevendola, accogliendola e indossandola, si manifesta l’intento di ricercare chi si può essere, per sé e pertanto per gli altri.  

Una persona che ha imparato e impara da ciò che le è successo e succede, ha capito che vivere è esperienza umana da condividere diventando quotidianamente autentica lezione e significato se in una scala di valori morali, qualità e virtù da spendere per renderla utile.   

Non persona di successo come la si intende oggi, ma che ha costruito e maturato capacità intellettuali e temperamentali grazie alle quali ha compreso come  e perché stringere la mano di altri, persona di valore, dunque dal tardo latino valere.  

Non solo la morte è cosa seria, prima di essa lo è il vivere. 

Quella Croce ne ricorda costantemente i significati, lì dove costruiscono il buon pensare e l’agire corretto perché ogni punta rappresenta le otto virtù che ciascun cavaliere doveva e deve possedere per dare prova del suo valere, nel rispetto degli altri, specie se deboli, poveri e malati a cui offrire solidarietà, e nel rispetto del pensiero religioso.  

La fede è impegno spirituale, il valore ne è l’essenza e il coraggio di affrontare le difficoltà,  la carità è capacità di vedere  la sofferenza e la vulnerabilità umana per alleviarla, e giustizia, prudenza, temperanza, perseveranza e speranza ne sono il codice di condotta.  

Al momento dell’investitura,  quel distintivo dell’Ordine monastico dei Cavalieri di San Giovanni ha suggellato l’ appartenenza, legame tangibile di un passato ricco di storia e di valori profondi  con la prospettiva del suo farsi onore quotidiano. 

Maria Frisella

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