Spiagge libere: il mare come un wc, occorrono provvedimenti

Elena Grasso
Elena Grasso - EG Communication
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Un dilemma che nasce spontaneo non appena si osservano le spiagge libere affollate di gente in estate è quello che riguarda i bagni pubblici. A parte dove esistono zone completamente ricoperte da lidi privati che gestiscono l’accesso alla spiaggia, in punti precisi dove il turismo è più concentrato, si possono percorrere chilometri di spiagge libere dove invece non c’è nemmeno l’odore di un bagno.

La domanda che nasce spontanea é: come fa la gente che si reca sulle spiagge libere, sulle quali può stare anche per un’intera giornata, a resistere per ore? Dovremmo qui parlare di buon senso e pensare che grazie ad esso le persone non oserebbero soddisfare i propri bisogni in mare, dovremmo credere che siamo ad un livello di civiltà talmente avanzato che nessuno sfiorerebbe l’idea di compiere un atto irrispettoso per il mare e per gli altri. Ma purtroppo, non viviamo in un mondo ideale, e ciò è risaputo.

Forse, per fortuna, non siamo più costretti ad assistere a quelle scene in cui i genitori per ‘educare’ il proprio bambino all’atto, lo portavano sulla battigia e abbassandolgi il costumino gli permettevano di fare la pipì; pensando forse che tutto ciò fosse innocente, che il piscio di un bambino, così puro e pulito, potesse infine bene amalgamarsi con l’acqua del mare e che anzi, persino portare ad essa dei benefici, lo facevano e basta. Oggi è diverso, almeno apparentemente: massimo pudore davanti agli altri; nessun bambino viene portato al mare per fare i bisogni, sia per una questione di immagine sociale, sia per paura che si venga rimproverati, a differenza di quando ciò veniva creduto ‘normale’.

Ma si sa, ‘l’occasione fa l’uomo ladro’ e l’esperienza ci insegna che dove si ha la possibilità di agire si agisce, dove non c’è controllo, non cè regola, nemmeno etica purtroppo; alla luce di questo, non sappiamo cosa avvenga veramente durante le stagioni estive lungo le rive affollatissime di gente. Qualcuno potrebbe anche andare oltre la riva, essere un pò più discreto, ma qualcun’altro se ne frega di trovarsi a due passi dal vicino e va via libero, come fosse solo con se stesso. Di tale argomento nessuno ne parla mai. Non perché ciò che si sta scrivendo non sia vero, ma per pudore, per mancanza di riflessione e di osservazione; e invece, bisogna farle. E’ un dovere civile il pensare.

Non possiamo continuare ad essere uomini di ‘piacere’ e basta, uomini che soddisfano istintivamente i propri bisogni, che siano psichici o semplicemente fisici. Considerando il fatto che ognuno a casa propria può far ciò che vuole, il mare e la spiaggia non sono casa nostra.

Ma cos’è che porta a pensare male? Non di certo la natura pessimistica di chi osserva, ma i fatti. Il primo dato di fatto è la persistente presenza dei bagnanti sulla spiaggia libera per ore del giorno e, a meno che non trovino un angolino nascosto sotto qualche albero sparuto vicino al luogo dove sostano, o a meno che quest’uomo o questa donna non bevano per tutta la giornata, non si ha da pensare diversamente che l’unico ‘wc’ a disposizione potrebbe essere il mare. Il secondo dato di fatto è più evidente: può la stessa persona che è in grado di lasciare rifiuti sulla spiaggia, osservabili in moltissime occasioni a fine giornata (vedi le numerose cicche di sigaretta), di fatto lasciare rifiuti anche in mare? La risposta è logica ed è sì.

Come si fa allora ad impedire che tutto questo avvenga? Possiamo ancora considerarci proprietari di un bene pubblico o dobbiamo inziare a pensare di far parte di una comunità umana e di un pianeta che vanno rispettati?

I lidi, essendo un bene privato, sono sottoposti ai controlli igienico-sanitari da parte degli uffici del Dipartimento Prevenzione delle Asl, ed è un diritto da parte del cittadino che sosta nelle aree libere poter usufruire del servizio igienico all’interno dei lidi, ma cosa succede liddove non esistono strutture di alcun tipo? Purtroppo i controlli sulle spiagge libere non avvengono perchè non è previsto il rilascio di alcuna autorizzazione da parte delle Autorità competenti, a meno che i singoli Comuni non provvedano con delibere pubbliche che acconsentano il posizionamento di bagni pubblici in spiaggia, o facciano un accordo con piccoli esercizi commerciali situati nei pressi.

Sarrebbe auspicabile che gli Enti pubblici inizino a pensare al benessere in spiaggia di tutti i cittadini e non solo di quelli che vanno ai lidi, e non solo vantarsi delle proprie spiaggie affollate mostrandole sui social. Il rispetto per quel mare di cui tanto decantiamo le lodi, dov’è?

Ogni volta che ci rechiamo in spiaggia, quindi, ricordiamoci che è buona norma osservare ciò che ci circonda e se ci va di andare a parlare con il Sindaco facciamolo, se ci va di fare proposte sensate da buoni cittadini, facciamole, non accettiamo passivamente e sempre tutto ciò che ci viene indotto a fare.

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