Fra le nomine di spicco che figurano all’interno della Confederazione dei Gran Priorati Autonomi Knights of Malta c’è quella di Nuel Kalaj, l’ eminente personalità a cui è stata affidata la reggenza del Gran Priorato del Kosovo.
Gli obiettivi della nomina seguono i principi dettati dalla filosofia cavalleresca basati essenzialmente sui valori dell’altrusimo e della beneficienza. In un mondo che rischia di scivolare in un importante degrado morale sociale, le attività dell’Ordine costituiscono un faro di speranza che si proietta sul futuro, anche grazie alle iniziative dei suoi rappresentanti.
In questo articolo leggiamo le parole del Gran Priore del Kosovo, Nuel Kalaj, che parla di sè, della storia del suo Stato e della delicata condizione attuale.
- Ci parli brevemente della sua carriera professionale.Chi è Nuel Kalaj?
Da 20 anni mi occupo di affari in diversi campi e dal 2010 sono impegnato in politica come membro della filiale dell’AAK (Alleanza per il Futuro del Kosovo) a Prizren, un partito politico kosovaro di centro-destra fondato il 29 aprile 2001. Faccio parte dell’Ordine come Ambasciatore per il Kosovo da 15 anni, e ora sono stato nominato Priore del Kosovo.
- Perché ha deciso di fare parte dell’Ordine Autonomo OSJ Knights of Malta?
Dalla conoscenza con il mio amico e fratello Dott. Madia, è scaturita la mia decisione di far parte dell’Ordine Autonomo, che è stata istituito recentemente con la reggenza di S.E. dott. Giuseppe Madia, anche se sono Cavaliere di Malta da 15 anni. In seguito ai mutamenti strutturali che sono avvenuti ho deciso di stare al suo fianco.
- In quanto Gran Priore del Kosovo avrà sicuramente dei progetti per il suo territorio.
Questa questione è per me molto delicata, per la sola ragione che il mio Paese e il popolo del Kosovo sono in maggioranza di fede islamica. E non è facile andare avanti in questi Paesi, soprattutto con politici ben preparati provenienti da alcuni stati ostili del Kosovo e dell’Europa nel suo complesso, ma credo anche che con tanto lavoro e attenzione riusciremo a dare il meglio.
- Quali esigenze presenta il Kosovo in questo momento storico e cosa si può fare per migliorare la condizione delle fasce più deboli della popolazione?
Ciò che possiamo fare per il Kosovo è una parola grossa! Ma molte cose si possono fare con voglia e lavoro. Dopo l’intervento militare della NATO nel 1999 si sperava che gli Stati Uniti e l’Europa decidessero una volta per tutte il destino degli albanesi nei Balcani, ma così non è stato. La guerra sul campo è stata condotta con successo, mentre la guerra sul tavolo è stata lasciata incerta e delegata a persone non amichevoli verso gli albanesi, e in un certo senso gli albanesi sono stati definiti aggressori e i serbi vittime. Credo che se l’Europa non terrà conto dei valori e del contributo degli albanesi nel passato, e se non interverrà seriamente per il Kosovo e l’Albania, non avrà un futuro sicuro. Questo atteggiamento probabilmente costerà tutta la Civiltà europea. Le organizzazioni e le società aperte traggono origine e sostegno dagli Stati comunisti e dittatoriali, sono entrate in ogni cellula democratica e stanno lentamente distruggendo il popolo albanese, sia in Kosovo che in Albania. Nella regione in cui vivono gli albanesi, questa tendenza è solo finalizzata all’emigrazione, un trend che non esisteva nemmeno durante la guerra, e che è iniziato negli anni in cui Edi Rama è salito al potere in Albania nel 2013 fino a raggiungere proporzioni spaventose con l’organizzazione della Società fondata da Georg Soros. Questo è vero e include organizzazioni finanziate da stati islamici, comunisti e dittatoriali. A questo punto potete aiutarmi voi Europei, visto che anch’io faccio parte di un continente e visto che ogni giorno stiamo perdendo valori in tutti gli aspetti della storia stessa. Questo è ciò di cui hanno bisogno il popolo del Kosovo e tutti i popoli Europei!
Elena Grasso