Fuga dei camici bianchi: Non solo la promessa di 20.000 euro

Elena Grasso
Elena Grasso - EG Communication
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Negli ultimi anni, un numero crescente di medici italiani ha ricevuto offerte allettanti dagli Emirati Arabi Uniti per lavorare ad Abu Dhabi e Dubai, con stipendi che possono raggiungere i 20mila euro al mese. Ettore Piero Valente, ortopedico con una vasta esperienza internazionale, è tra coloro che hanno ricevuto tali proposte. Tuttavia, Valente ha scelto di rimanere in Italia per stare vicino alla sua famiglia. “Ho rifiutato per stare vicino alla mia famiglia in Italia, ma capisco i giovani colleghi che se ne vanno”, ha dichiarato Valente a Fanpage.it.

Valente, che ha 62 anni e una carriera che spazia dal settore pubblico al privato, ha raccontato di essere stato contattato direttamente dal Governo degli Emirati Arabi Uniti per esercitare la professione medica e insegnare all’università. Nonostante la prospettiva di una carriera più remunerativa e di un ambiente lavorativo avanzato, ha deciso di restare in Italia. “Il cosiddetto fenomeno-Arabia nei giovani medici non è solo per la promessa dei 20mila euro”, ha spiegato, sottolineando che la vicinanza alla famiglia e lo stile di vita in Italia sono stati fattori determinanti per la decisione.

Tra le motivazioni che spingono i giovani medici italiani a trasferirsi all’estero ci sono l’ambizione, gli obiettivi di crescita e la voglia di esprimersi al meglio nella professione. Hanno a disposizione delle tecnologie di ultima generazione e possono beneficiare di un ambiente lavorativo meritocratico, a fronte di un’Italia caratterizzata dalla malpractice, dalla burocrazia sanitaria, da stipendi inadeguati e dalla mancanza di meritocrazia. “I medici italiani sono molto bravi e il mondo ce li invidia, ma devono essere messi nelle condizioni di lavorare al meglio”, ha affermato il dott. Valente.

Roma e il Lazio sono tra le regioni italiane più colpite dal fenomeno della “fuga di camici bianchi” verso i Paesi Arabi. Dall’inizio del 2024, 1252 professionisti del settore sanitario, tra cui 810 medici, 389 infermieri e 53 tecnici, hanno lasciato il Lazio per lavorare in Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar. “Il Lazio è la prima regione d’Italia per il cosiddetto fenomeno-Arabia”, ha spiegato Foad Aodi, presidente dell’associazione medici stranieri in Italia (Amsi), aggiungendo che “Roma in particolare è al 72 per cento”.

I settori maggiormente coinvolti sono emergenza, pronto soccorso, terapie intensive e rianimazioni. Ha anche sottolineato la necessità di una maggiore attenzione da parte della politica per affrontare questa emorragia di professionisti sanitari, che cercano una carriera basata sulla meritocrazia e condizioni di lavoro migliori.

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