Il mandato di arresto del tribunale russo per Yulia Navalnaya vedova di Alexei Navalny

Massimo Scuderi
5 minuti di lettura

«Continuate a lottare per il nostro Paese. Vi esorto a stare accanto a me. Vi chiedo di condividere la mia rabbia». Questo l’appello di Yulia Navalnaya, che si unisce alla denuncia per la morte del marito. Di questo preciso argomento ne avevamo già parlato in un nostro precedente articolo, e mentre Yulia Navalnaya continua la sua lotta nel ricercare chi è esattamente responsabile e come esattamente questo crimine è stato commesso. Nel frattempo, Yulia Navalnaya, il più importante fra gli oppositori al presidente russo Vladimir Putin,  apprende la notizia  che il tribunale distrettuale di Basmanny a Mosca la accusa di “partecipazione a un’organizzazione estremista” – ha affermato la sua portavoce Kira Yarmysh in un post sui social media – e secondo l’agenzia di stampa statale russa RIA Novosti, Yulia è stata anche aggiunta a una lista di ricercati internazionali. Inoltre, la corte ha accolto la richiesta del Comitato investigativo della Federazione Russa di trattenere Navalnaya ed il periodo di detenzione sarebbe calcolato dal momento di una possibile estradizione in territorio russo o dalla sua detenzione in territorio russo. Ma fortunatamente Navalnaya non vive in Russia e la reazione di quest’ultima alla notizia del suo mandato di arresto attraverso un post sulle fonti giornalistiche russe, si legherebbe nell’aver criticato aspramente le azioni del governo russo puntando l’indice contro Putin.

Nel suo messaggio, Yulia Navalnaya avrebbe aggiunto che, il posto dove dovrebbe stare Putin è in prigione, ma non in un confortevole carcere all’Aja, bensì in Russia, nella stessa colonia penale e nella stessa colonia penale e nella stessa cella di 2 metri per 3 dove è morto suo marito Alexei. Dall’altra parte invece, la decisione del tribunale di Mosca sostiene le accuse contro Yulia Navalnaya di partecipazione ad una organizzazione estremista, e ciò è facilmente immaginabile, che rappresentano un ulteriore passo nella repressione dei dissidenti da parte del governo russo. Navalnaya, che risiede all’estero da tempo, aveva dichiarato di voler continuare il lavoro del marito dopo la sua morte, tuttavia, la sua attuale situazione legale rende chiaro che il governo russo intende impedire qualsiasi ulteriore attività da parte sua. Nondimeno, la volontà della donna a non voler abbandonare la battaglia del marito è ferma, decisa, e lo ribadisce anche in un video, pubblicato sul profilo Instagram di Navalny: «Continuerò il lavoro di Alexei Navalny. Continuate a lottare per il nostro Paese e vi esorto a stare accanto a me. Per condividere non solo il lutto e il dolore infinito che ci avvolge e non ci lascia andare. Vi chiedo di condividere la mia rabbia. Rabbia verso chi ha osato uccidere il nostro futuro».

Alexey Navalny è morto il 16 febbraio nella colonia penale in Siberia, dove stava scontando una condanna a 19 anni di carcere dopo essere stato riconosciuto colpevole di aver creato una comunità estremista, di aver finanziato attivisti estremisti e di altri reati commessi ad agosto e stava già scontando una pena di 11 anni e mezzo in un carcere di massima sicurezza per frode e altre accuse che aveva sempre negato e che sosteneva fossero motivate da ragioni politiche. La morte di Navalny – si legge anche sui media internazionali –  ha suscitato dolore e rabbia in tutto il mondo e anche in Russia, dove anche i più piccoli atti di dissenso politico comportano rischi enormi. La moglie, Yulia Navalnaya, ha accusato il presidente russo Vladimir Putin di essere responsabile della sua morte e ha dichiarato che avrebbe raccolto il testimone del marito, per una “Russia felice e bella“, e nel video di otto minuti sui social media del marito defunto, dicendo che Putin “ha ucciso il padre dei miei figli, Putin mi ha portato via la cosa più preziosa che era la persona a me più cara e amata”. E intanto il Cremlino ha respinto qualsiasi accusa di coinvolgimento nella morte di Navalny.

Massimo Scuderi

Sponsor

Lascia un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *