L’educazione del Cliente ( o meglio…la Maleducazione)

Micaela Clemente
3 minuti di lettura
Safe medicine. Happy female pharmacist advising mature man about drug while carrying medication

Siamo nell’epoca del Politically Corrected, del siamo tutti uguali con gli stessi diritti e riconoscimenti, siamo nell’epoca delle quote rosa, siamo nel mondo dove tra uomo e donna a livello di retribuzione, non dovrebbero esserci piu’ differenze.

Eppure nel mondo della farmacia, nel mondo medico…siamo lontani anni luce da questa realta’.

Il Dottore è sempre “il” dottore, ovviamente maschio, la dottoressa, nella normale gestione del cliente al banco, è la signorina, la commessa, la magazziniera, l’infermiera o l’addetta alla cosmesi, o anche la specialista degli integratori, la segretaria, l’aiutante e la coadiutrice del Dottore.

Mai dottoressa o raramente.

In trent’anni di lavoro, le volte che mi hanno chiamato col giusto nome, si possono contare sulle dita di una mano. E quando, scossi da un mio cenno col viso, si correggono, finiscono sempre per salutare con: ciao signora!

Non importa che tu sia al banco con camice e spilletta, indicativi di un’iscrizione all’ordine, sei e resti la signora, o la signorina. Negli anni mi sono chiesta spesso il perche’ di questa cosa, soprattutto ora che i diritti delle donne sono gridati a gran voce.

Ma nel caso dei farmacisti c’e’ qualcosa che ancora sfugge…

Lo vedo nello sguardo dei clienti: tutto quello che dice un mio collega maschio, è visto come legge, il consiglio di una dottoressa deve sempre passare attraverso l’approvazione del dottore, e se non ci sono maschi nei dintorni, la soddisfazione del cliente e’ sempre un po’ titubante…

E’ vero anche che l’educazione generale delle persone, negli ultimi anni, ha subito un drastico calo: “assistiamo a scene che voi umani non potete nemmeno immaginare” ( giusto per citare una famosa frase di un altrettanto film famoso ): la gente ormai non interrompe nemmeno le telefonate e si fa servire senza nemmeno rivolgerti la parola; per non pensare al saluto, o al rispetto del tuo ruolo. Se poi si chiede la ricetta per un medicinale, gli insulti e gli improperi si sprecano: anche le minacce di morte sono all’ordine del giorno, in alcune zone.

E’ sempre tutto dovuto, e non si riesce piu’ a capire la pericolosita’ di alcuni farmaci, rispetto ad altri, l’antibiotico e’ la panacea di tutti i mali e le punture di antidolorifico si devono vendere senza chiedere nulla.

Il nostro ruolo, soprattutto nelle grandi città, non è più considerato come quello di una volta. Il Farmacista è un mero dispensatore di farmaci, non deve chiedere niente e se lo fa non è capace di fare il proprio lavoro.

Un tempo eravamo considerati forse meglio del dottore, più raggiungibili e più disponibili.

Adesso siamo lo zerbino delle categorie mediche e se sei donna, ancora di più! E scusate lo sfogo…

Micaela Clemente

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