Intervista al Comandante Valerio Terramoccia: Una vita dedicata al mare

Elena Grasso
Elena Grasso - EG Communication
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Valerio Terramoccia risiede a Grosseto, in Toscana, e dal 2012 è al comando di navi traghetto passeggeri. Attualmente lavora per il Mega Express, un traghetto della Corsica Ferries – Sardinia Ferries, occupandosi in passato dei collegamenti tra la Francia, la Sardegna, le Baleari e la Corsica, mentre attualmente le navi che comanda percorrono la tratta tra il Continente e la Sardegna. L’Home Port si trova a Savona, dove si trovano gli uffici direzionali, ma Valerio parte spesso da Livorno, raggiungendo la nave in un’ora di macchina.

Cosa fa un comandante di navi?

“Il comandante è responsabile dell’equipaggio e fiduciario dell’armatore, come descritto nel codice della navigazione. La responsabilità copre l’intero viaggio, dalla partenza fino all’arrivo in porto. Si assicura che gli ufficiali di guardia siano responsabili, adeguatamente addestrati e preparati per cui periodicamente vengono forniti dei questionari per garantire che siano idonei. Inoltre,utilizza degli strumenti messi a disposizione dalle normative, come il Safety Management System (SMS) che serve per assicurarsi che la compagnia rispetti le norme di sicurezza.”

Com’è nata la passione per le navi e il mare?

“Sono sempre stato a contatto con i traghetti, è stato naturale sviluppare una passione per questa tipologia di nave, complessa ma affascinante. Sono cresciuto a Porto Santo Stefano, città dalla grande tradizione marinaresca; negli anni ’90 quando attraccavano piccoli traghetti, mio nonno mi portava spesso al porto per vedere queste navi cariche di automobili. C’era una nave gialla della compagnia per cui lavoro oggi, e un’altra con una balena, che preferivo.”

Cosa la affascina di più del suo lavoro?

“La responsabilità di far arrivare i passeggeri a destinazione senza intoppi è stimolante. Le navi di cui sono al comando sono complesse e richiedono una navigazione diversificata. La parte più affascinante è essere responsabile di tutti una volta lasciato il porto, e poi la mattina, nel momento in cui prendo il caffè nel mio ufficio e osservo il mare, trovo tutto il senso di tutto il mio lavoro. Chi sceglie il lavoro giusto non lavora mai nella vita, e io ricopro una posizione che sognavo sin da piccolo.”

Qual è la parte più dura del suo lavoro?

“La parte più dura è la full immersion che a volte dura mesi, durante i quali siamo sempre operativi. È un lavoro di grande impegno e sacrificio, ma è essenziali stare sempre in guardia per evitare intoppi e portare a termine la propria mission”.

Un evento della sua carriera che ricorda con piacere?

“Ricordo con piacere il mio primo imbarco con la compagnia per cui lavoro ora, anche se ancora non ero comandante. Mi accompagnò mio padre, e fu un grande momento; leggere il suo orgoglio in viso è stato per me motivo di soddisfazione al punto da farmi commuovere.Sono passati 22 anni da quel giorno. Non lo dimenticherò mai.

Lei ha famiglia, immagino.

“Mia moglie lavorava in mare, l’ho conosciuta a bordo. Dopo la nascita di nostra figlia ha smesso e ora lavora in una gioielleria. Mia figlia è cresciuta a bordo, la conoscono tutti. È positivo perché la compagnia permette ai familiari di salire a bordo per un certo numero di viaggi.”

Cosa ricorda dell’incidente Schettino e come si poteva evitare il disastro?

“L’incidente Schettino ha segnato un punto di svolta per noi, portando a nuove normative per prevenire simili disastri. Sono state create zone interdette alla navigazione per evitare la pratica degli ‘inchini’. Gli errori fanno parte del mestiere, ma quando si trasportano passeggeri l’obiettivo deve essere portarli a casa sani e salvi. Sono diventato comandante pochi mesi dopo l’incidente, e la tensione era palpabile.”

Cos’è cambiato nella navigazione rispetto a qualche anno fa?

“La conduzione della navigazione è cambiata radicalmente. Prima non c’era GPS, non c’era posizione istantanea. Ora abbiamo carte nautiche elettroniche e la gestione della guardia è monitorata. Ogni nave è distinta, con rotte e velocità indicate. Tuttavia, il rischio esiste sempre se la guardia non è attenta. Non ci si deve affidare troppo alla tecnologia, che resta sempre una macchina.”

Un resoconto della sua carriera?

“Sento di aver raggiunto il traguardo che mi ero prefissato. Il contatto con il mare è un toccasana. Quando il tempo lo permette, passo intere notti sul ponte con gli ufficiali, lavorando e riflettendo. Chi sceglie il lavoro giusto non lavora mai nella vita, e io sono fortunato di poter vivere il mio sogno ogni giorno.”

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