La Sicilia è piena di giovani talenti che sono riusciti a fare della propria passione anche un lavoro. Non solo imprenditori quindi, ma anche artisti che credono nella forza delle loro idee in una madre terra ancora in grado di nutrire i propri figli di bellezza.
Lui è Andrea Marchese, un artista visivo che lavora con la fotografia, il cinema, il teatro. I suoi occhi sono la lente, l’obiettivo della macchina, il filtro attraverso cui osservare la realtà da diverse prospettive. Un dono che l’arte ha fatto ad Andrea e che lui ha deciso di sfruttare in toto.
Partito anni fa per studiare cinema e teatro, prima a Ferrara e poi a Roma, si stabilisce in Francia dove la sua arte acquisisce i caratteri dell’identità avanguardista. Andrea compone e scompone le immagini come fosse un gioco surreale, libero, senza regole, dadaista quindi. Infrangere le regole dell’arte con l’arte stessa, costruire e decostruire le forme convenzionali con cui guardiamo la realtà, e la giudichiamo anche.
Andrea inizia a fotografare sin da piccolo, conosce la camera oscura prima ancora dell’arrivo del digitale. E il teatro, che lo ha sempre accompagnato, un altro modo per esprimere atmosfere, sensazioni; e così dalla commedia alla tragedia fino al teatro dell’assurdo e a quello sperimentale.
A Parigi diventa regista di teatro d’avanguardia dirigendo lo spettacolo “Maison acquarium” mentre in Sicilia è attore protagonista degli spettacoli di Emma Dante, tra cui “Elettra”.



Poi, la fotografia e i progetti cinematografici lo portano nuovamente lontano. Nel 2010 espone a “La Maison Aquarium” a Parigi e nel 2012 la sua prima mostra presso l’Art Gallery di Los Angeles con il tema “Erotica”, lo consacra al dadaismo e al surrealismo. Lui si definisce un patafisico e se guardiamo la realtà con i suoi occhi non si potrebbe dire diversamente.
E’ fotografo per la Peroni, per Samsung, Vogue e gira spot pubblicitari per Ferrari, Intesa San Paolo e Gi Group Bnl, tra Milano, Roma, Firenze. Nel 2016 approda a Venezia, alla Biennale di Architettura dove espone ancora le sue fotografie.
Oggi Andrea vive e lavora in Italia. Si dichiara profondamente innamorato della sua terra e delle atmosfere campestri che la caratterizzano. E torna con un progetto interessantissimo: il cinema comunitario.
“Vado nei paesini dispersi dell’Italia, quelli a rischio di spopolamento – afferma – e realizzo un film con gli abitanti che sono rimasti. Il primo l’ho girato in Sardegna”.



Andrea è un esempio vivente che la creatività può condurre in luoghi lontani ma, come un gioco, può inventare e far crescere un fiore anche dalle rocce.
“Sono tornato in Sicilia e me ne vado continuamente in una sorta di ondeggiamento come marino. Forse semplicemente per il piacere del ritorno, forse per via di una sicilitudine cronica che mi affligge. O forse per la profondità del mare, dove m’immergo spesso, di cui sento il richiamo. Oppure semplicemente perché in Sicilia si vive meglio, o almeno così mi sembra. Un posto dove se manca il finocchietto per il risotto, bastano 10 minuti per rimediare, o dove puoi in due secondi passare dall’indignazione alla meraviglia, dalla munnizza allo spasimo, dalle vallate di plastica alla marzialità dell’Etna. Un universo contraddittorio per gente contraddittoria, dove la ricerca del senso a volte è inutile”.
Elena Grasso