IL  SISTEMA GUANXI CINESE

Massimo Scuderi
13 minuti di lettura

Sulla stampa nazionale, e leggendo tre articoli ed altri di similari argomento, si evidenzia un crescendo di notizie certamente denigranti verso la comunità cinese, che si possono tradurre in tensione sociale e anche in pesanti atti di razzismo. “Il cinese in Italia” offre spunti di analisi ricavata degli articoli pubblicati sulla cronaca romana di 3 quotidiani: “La Repubblica”, “Il Tempo”, e “Il Messaggero”. l luogo comune profondamente offensivo e la scarsa conoscenza della cultura cinese trova il suo apice nel primo capitolo. Per fare un esempio, sul libro Gomorra, di Roberto Saviano – che ha venduto, in Italia, in oltre 1 milione di copie – troviamo affermazioni altrettanto gravi lette e condivise da un notevole numero di italiani. E nessuno di questi, ci chiediamo se abbiano pensato minimamente a sollevare il minimo dubbio sulla loro veridicità. Sul libro di Saviano troviamo queste affermazioni: “raccolti, l’uno sull’altro, in fila, stipati come aringhe in scatola. Erano i cinesi che non muoiono mai. Gli eterni che si passano i documenti l’uno con l’altro. Ecco dove erano finiti (…) Erano lì. Ne cadevano a decine dal container, con il nome appuntato su un cartellino annodato a un laccetto intorno al collo.”  Quindi, ci si chiede per quale motivo Roberto Saviano abbia voluto iniziare il suo libro con i crani fracassati, le trattenute degli stipendi dei lavoratori cinesi per scavarsi una fossa in Cina, le etichettature dei corpi cadenti etc. Tuttavia, però, i ragazzi di Associna (www.Associna.com), non ci stanno e si ribellano: “Non capiamo perchè ogni volta che si debba parlare dei cinesi, anche delle questioni umanamente più gravi, ci si basi spesso e volentieri sul sentito dire. Crediamo che sia veramente vergognoso parlare di un argomento così toccante come la morte in questo modo. Queste parole senza fondamenta di Roberto Saviano sono esternazioni che fanno male alla convivenza – prosegue www.Associna.com –  fra le due comunità in Italia, fanno male soprattutto ai ragazzi cinesi che nascono e crescono in Italia, abituati ad una “vita italiana” nella quale sono pienamente integrati, dove però devono subire queste “bastonate” che spesso creano generalizzazioni e luoghi comuni” . Certamente così facendo si creano conflitti contro i “diversi” ( i Cinesi) che non sono affatto diversi, si coltivano delle future generazione rancorose per il peso delle dicerie che devono portarsi dietro solo perchè “colpevoli” di avere origini cinesi, colpe inesistenti create da subdole affermazioni come quelle riportate nel primo capitolo di “Gomorra“. In realtà i dati mostrano però che in Italia muoiono poche decine di cinesi l’anno e che questi cinesi vengono seppelliti regolarmente nei cimiteri.

Attualmente i luoghi comuni più utilizzati per stigmatizzare la comunità cinese sono:  i cinesi non muoiono mai, e i cinesi usano soldi contanti quindi appartengono alla mafia cinese. Il grande utilizzo del contante, potrebbe essere spiegato attraverso il meccanismo della guanxi, tipico della cultura e della tradizione cinese. Probabilmente, come dicono i cinesi della seconda generazione, è venuto il momento di diffondere un po’ di informazione positiva riguardo alla comunità cinese e contrastare l’informazione verosimilmente diffamatoria. I cinesi della seconda generazione, i giovani della seconda generazione, hanno sottolineato che la discriminazione nasce spesso dalla non accettazione della propria identità. Se prendiamo come offesa l’essere chiamati ‘cinese’, potremmo ipotizzare che dobbiamo imparare che è perfetto essere cinesi ed è perfetto essere italiani e che è ancora meglio essere italiani e cinesi. Certamente per superare la discriminazione è necessario non negare la propria radice, e ci riferiamo ai tutti i cittadini del mondo. Crediamo che la discriminazione spesso nasce da un atteggiamento di rifiuto delle proprie origini, e potrebbe essere superata nel festeggiare le feste tradizionali assieme con le altre comunità. Pensiamo magari alle feste nelle quali si condivide il cibo, si consentono di creare legami e magari superare la discriminazione. I giovani della seconda generazione sottolineano ai media che per i lavoratori cinesi il costo dei figli è eccessivo e per questo motivo è più economico rimandarli in Cina dai nonni. Per evitare i problemi di disadattamento dei giovani che tornano in età avanzata in Italia dai genitori si potrebbe pensare di organizzare interventi sociali, come asili nido per i bambini cinesi, che riducano le difficoltà organizzative ed economiche legate alla crescita dei figli in Italia, evitando così che i genitori cinesi rimandino i propri figli in Cina dai nonni. Un’altra difficoltà dei giovani cinesi sembrerebbe relativa all’inserimento scolastico. Le famiglie cinesi chiedono l’inserimento scolastico, ma in genere i presidi non accettano studenti che arrivano ad ottobre o a metà anno in quanto le iscrizioni si chiudono in primavera. Tuttavia, a causa della mobilità degli operai cinesi la richiesta di inserimento scolastico avviene in qualsiasi momento dell’anno. Da una nostra ulteriore ricerca, scopriamo che ANOLF di Matera suggeriva pertanto di organizzare strutture di inserimento che, in attesa dell’inserimento scolastico vero e proprio, possano essere utilizzate per insegnare la lingua italiana. L’immigrazione a catena ha riprodotto in Italia la rete delle guanxi. Queste reti costituiscono la forza del gruppo proveniente dallo Zhejiang, contraddistinguendolo dagli altri gruppi di nuova immigrazione provenienti dal Fujian e dal nord della Cina che mantengono la famiglia in Cina e spesso in Italia non hanno nessuno. Parrebbe che il gruppo proveniente dal Fujian ultimamente abbia iniziato ad attivare il processo dell’immigrazione a catena chiamando in Italia i figli e le mogli. Al contrario, sembra che il flusso della migrazione proveniente dallo Zhejiang si stia contraendo. Parallelamente, è iniziato un nuovo flusso proveniente dal nord della Cina. Si tratta prevalentemente di operai, tra i trenta ed i cinquant’anni, che arrivano qui soli, spinti dalla disperazione.

I cinesi dello Zhejiang tendono a disprezzarli, perché lo stereotipo vuole che quelli del nord siano poco affidabili. Inoltre, da questa stessa regione arrivano ragazze e donne che vengono avviate alla prostituzione. Nel nord della Cina le vecchie fabbriche statali chiudono lasciando gli operai senza lavoro; quella di andarsene è una scelta obbligata diventata sempre più fattibile grazie all’introduzione del visto turistico ADS (Approved Destination Status) intervenuto tra i Paesi dell’Unione Europea e la Cina ed entrato in vigore il primo settembre 2004. Con la chiusura delle fabbriche nel nordest della Cina, che ha prodotto oltre 14 milioni di disoccupati, e con l’avvio dell’accordo ADS, è facile prevedere una crescita di immigrati irregolari provenienti dal nord, caratterizzati da un livello culturale e di scolarizzazione molto basso e da una scarsa capacità imprenditoriale. La Provincia di Teramo sperimenta una guida, realizzata dall’Assessorato alle Politiche Sociali della Provincia. La guida è scritta bifronte cinese/italiano ed inizia dalla descrizione dell’organizzazione dello Stato italiano, per poi passare all’abitare in Italia, avere un figlio in Italia, pagare le tasse, le procedure per il soggiorno in Italia, ecc. fino ad elencare i vari sportelli informativi e le associazioni presenti sul territorio. Tuttavia, la Cina è composta da 56 etnie, ognuna con la propria lingua. I cinesi si radicano poco sul territorio italiano ed in genere esprimono interesse non tanto per l’italiano quanto per il cinese standard, cioè il cinese mandarino che si parla nella zona di Pechino. Questa esigenza sottolinea da una parte l’attaccamento al paese di origine e il desiderio di tornare in Cina – così come per noi italiani a quel tempo emigrati in America, con il desiderio di rientrate in Italia – e dall’altra l’esigenza di dotarsi di uno strumento comune che consenta di superare i problemi di comunicazione che si incontrano all’interno della comunità cinese, dove la ricerca mostra che la scarsa conoscenza dell’italiano è considerata la difficoltà principale. E torniamo invece a quell’immaginario collettivo occidentale, che le valigette piene di soldi servono a pagare azioni illecite e per un italiano è facile presumere che il grande uso di contanti da parte dei cinesi sia indice di pratiche criminose. La letteratura evidenzia viceversa che l’uso dei contanti nella comunità cinese è legato alla cultura della guanxi. Con la parola guanxi (relazione) si indicano gli affetti, l’amicizia, l’abnegazione totale alla “causa comune” e la condivisione dei beni materiali e immateriali. Entrare nella guanxi di un cinese è come entrare a far parte di una famiglia allargata, dentro la quale l’abnegazione alla “causa comune” è totale, così come la condivisione dei beni immateriali e materiali.

La guanxi è un patrimonio vitale per qualunque cinese, non si può improvvisare, si costruisce con pazienza e dura tutta la vita, non si limita solo ai legami affettivi, ad una “famiglia allargata”, ma implica anche una serie di modalità di aiuto reciproco attraverso le quali i cinesi costruiscono il proprio futuro. La guanxi ha regole ben precise che sono quelle della fiducia, della lealtà, della sincerità e della reciprocità. Qualunque cinese è sempre disponibile ad aiutare gli altri, sa benissimo che prima o poi quel favore gli tornerà indietro e la capacità di fare rete garantisce il successo e il futuro del cinese e un cinese, specialmente all’estero, vale essenzialmente per la guanxi che riesce ad alimentare. In altre parole, l’uso del contante in Cina e nella comunità cinese in Italia non è necessariamente un indicatore di illegalità. La tracciabilità delle transazioni cinesi, per fare un esempio, si nota anche all’entrata del ristorante dove si celebra un matrimonio cinese. L’invitato consegna la busta con l’offerta per gli sposi al cassiere che dopo averla aperta segna in un apposito registro il nome della persona e l’ammontare dell’offerta. Questo esempio sottolinea un fatto importante: le transazioni di denaro contante, all’interno di una guanxi, vengono in genere tracciate, cioè registrate. Al contrario, In Italia il ricorso al contante è spesso associato ad evasione fiscale, clandestinità, illegalità e criminalità, proprio per le sue caratteristiche di anonimato e non tracciabilità. Per mettere alla prova il luogo comune che vuole i cinesi mafiosi in quanto usano contanti, si è chiesto ad alcuni rappresentanti della comunità cinese se la tracciabilità delle transazioni sarebbe stata accolta favorevolmente all’interno della propria comunità. Coloro che hanno risposto hanno fatto presente che le guanxi sono innanzitutto delle reti basate sugli affetti, sulla convivialità, sull’aiuto reciproco, ad esempio sono fatte di ospitalità, di cene e di inviti. I cinesi sono riservati e attenti alle loro guanxi e un sistema che rendesse tracciabile la guanxi non sarebbe accolto favorevolmente. Probabilmente una migliore integrazione non passa solo tramite l’apprendimento della lingua da parte della comunità cinese, ma richiede anche la conoscenza e la valorizzazione delle differenze culturali dei cinesi da parte degli italiani.

Massimo Scuderi

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