“Giù le mani dalla magistratura”, gridavano qualche settimana fa gli attivisti di “Agenda Rossa” ed altre sigle del mondo civile, dinnanzi al tribunale di Catania in Piazza Giovanni Verga. Chiedevano una Magistratura libera e indipendente. E la mattina del 21 maggio di cartelli piazzati davanti al Palazzo di giustizia di Catania ce n’erano tanti. I contenuti dei cartelli sintetizzavano lo spirito con il quale la società civile catanese si trovano in piazza Verga a protestare, mentre i catanesi vogliono un nuovo procuratore estraneo ai giochi di potere e motivo per cui se ne stava discutendo a Roma. E sopra i banchetti posti in piazza Verga, lunghi elenchi per una raccolta di firme da inviare al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella quale presidente del Consiglio superiore della magistratura e garante dell’autonomia e indipendenza del potere giudiziario. E quindi di buon mattino il movimento Agende Rosse di Salvatore Borsellino (fratello del giudice Paolo Borsellino, trucidato nel ’92 da un’autobomba piazzata in via D’Amelio, assieme agli agenti della scorta), e l’associazione Antimafia e Legalità presieduta dall’avvocato Enzo Guarnera, tra l’altro animatore di questa manifestazione, oltre a Libera di don Luigi Ciotti, la Cgil, Antimafia 2000, il Sumia, Memoria e Futuro, Liberi cittadini, Catania Insieme e semplici cittadini, si trovavano di fronte al Tribunale per gridare il loro NO alla “giustizia politicizzata”.
Il riferimento esplicito è che a Roma qualcuno secondo quanto è trapelato in questi giorni dai media nazionali, non gradirebbe che il posto dell’attuale procuratore Carmelo Zuccaro venisse preso dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita. Nondimeno è una situazione che sta esplodendo anche all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura, con le dimissioni del relatore della Quinta Commissione (organo chiamato a decidere sulla nomina del nuovo procuratore di Catania) che ha deciso di lasciare per i motivi spiegati dall’articolo del Fatto quotidiano. Alcune notizie di stampa riferiscono che sarebbe in atto un tentativo da parte della politica romana di condizionare il Consiglio Superiore della Magistratura nella scelta del prossimo procuratore della repubblica di Catania. Se fosse vero sarebbe un fatto di inaudita gravità.


L’articolo 104 della Costituzione stabilisce che – ci riferisce l’avv Enzo Guarnera – “La Magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere ed è un principio fondamentale che trae origine da quello della separazione dei poteri dello Stato in base al quale la Magistratura deve essere in una posizione di assoluta autonomia e indipendenza da tutti gli altri poteri dello Stato, in particolare da quello esecutivo e dal Ministro della Giustizia. Ed Ancora più grave – seguita l’avv Enzo Guarnera – è l’interferenza qualora provenga da una delle massime cariche istituzionali del Parlamento”. “Facciamo appello al Presidente della Repubblica– asserisce l’avv. Matilde Montaudo presente al sit-in – quale garante della Costituzione e Presidente del Consiglio superiore della Magistratura, affinché venga meno ogni tentativo di condizionare, da parte della politica, le scelte dell’organo di autogoverno dei Magistrati, affinché le nomine di tutti i vertici giudiziari siano sganciate dai giochi dei partiti e dalla logica spartitoria delle varie correnti”. Lo chiedono quei cittadini che credono fermamente in una Repubblica veramente libera e democratica. Per tale motivo il sit-in serve per esprimere assoluto dissenso e invitando i cittadini e le associazioni di società civile che credono fermamente in una Repubblica veramente libera e democratica, ad aderire ad altri presidi presso il tribunale di Catania in Piazza Giovanni Verga. E tuttavia, rimane non tanto un mistero, sul perché un relatore lascia la Commissione: “Sulla scelta del procuratore dinamiche opache ed estranee alle regole?”

La Quinta Commissione, competente sugli incarichi direttivi, ha terminato l’istruttoria addirittura il 9 aprile scorso (quando si sono concluse le audizioni dei candidati) ma da allora non è mai riuscita a votare le proposte da sottoporre al plenum, l’organo al completo, a cui spetta l’ultima parola. Per cinque settimane si è andati avanti di rinvio in rinvio, fino alla seduta di lunedì 20 maggio, quando il relatore della pratica, il togato indipendente Andrea Mirenda, ha abbandonato i lavori della Commissione con un clamoroso gesto di protesta: “Devo prendere atto con estrema amarezza che, nonostante gli scandali che più è più volte lo hanno travolto – denuncia in un comunicato stampa ai media nazionali il togato indipendente Andrea Mirenda – il Consiglio, immune ad ogni revisione critica del proprio passato, persevera in dinamiche che, quando nonopache, appaiono sicuramente estranee alle regole procedimentali e di merito che ne disciplinano l’attività”. E pare spuntino i fantasmi dell’era Palamara che rievoca lo scandalo delle nomine di qualche anno fa.
Nondimeno Sebastiano Ardita, che avrebbe le carte in regola per governare la procura di Catania, è considerato da taluni poco affidabile dal punto di vista politico, un’indomabile insomma – come si apprende sui media nazionali – data anche la sua storica vicinanza al pm “anti-sistema” come Nino Di Matteo, tra i padri dell’indagine sulla Trattativa Stato-mafia. Ce la faranno i catanesi ad avere un Procuratore indenne da tutto ciò? Ma aleggiava ormai il “NO” alla sua candidatura, e tuttavia Sebastiano Ardita che avrebbe fatto la domanda per procuratore ha dichiarato: “lo avrei fatto per la mia Catania, verso quelle tante persone che hanno creduto in me e per dovere verso i tanti cittadini. Semmai non verrò scelto – prosegue il procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita – non litigherò con il mio passato e non rinnegherò nessuno dei miei ideali e dei miei amici”. Quindi, non ci resta che dire: il capitolo è chiuso…”