“Presumibilmente estinto“: Una frase, pronunciata in un pomeriggio di primavera nella tranquilla Castelbuono, che ha scatenato una serie di eventi di un lavoro duro e faticoso durato 30 anni, per la riscoperta e il riconoscimento di una delle ricchezze più antiche e affascinanti della Sicilia: il cavallo siciliano.
Quel pomeriggio, in un discorso nato per caso tra quattro amici, Vincenzo Allegra, Benedetto Salamone, Bruno Morello e Francesco Russo, si discuteva sul fatto che in un testo di settore si diceva che il cavallo siciliano era presumibilmente estinto. Tale considerazione diede vita a una convinzione: quella notizia era falsa; così, affascinati dalla storia e dalla tradizione di questi nobili animali, Allegra, Salamone, Morello e Russo decidono di unirsi per dare inizio a un progetto straordinario.

Nel 2006 Francesco Russo fonda l’Associazione Regionale del Cavallo da Sella (ARACSI), dedicandosi al complesso lavoro di identificare e preservare il cavallo siciliano, una razza che molti credevano estinta.
Il percorso non è stato facile. Collaborando con istituti di ricerca come l’Istituto Sperimentale Zootecnico per la Sicilia, l’ARACSI ha condotto studi approfonditi per identificare e selezionare i soggetti che rappresentavano meglio l’antica razza. Dopo cinque anni di intenso lavoro, è emerso che il cavallo siciliano non solo sopravviveva, ma mostrava una stabilità genetica unica che lo distingueva dalle altre razze equine. Viene così successivamente stipulata una convenzione tra ARACSI e l’Istituto Incremento Ippico per la Sicilia per l’identificazione di stalloni riproduttori.

Il riconoscimento ufficiale è arrivato solo dopo sforzi incrollabili. Nel 2017, l’ARACSI ha presentato la richiesta di riconoscimento della razza all’AIA (Associazione Italiana Allevatori) e nel 2023, grazie alla collaborazione con l’ANAREAI (Associazione Nazionale Allevatori Razze Equine Autoctone Italiane), la documentazione completa è stata inoltrata al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.
Finalmente, il 28 febbraio 2024, la notizia tanto attesa è arrivata: il cavallo siciliano è stato riconosciuto ufficialmente come una razza distintiva e autonoma.
Oggi, il cavallo siciliano si sta riaffermando nel panorama nazionale e internazionale dell’equitazione. Le sue qualità uniche e la sua storia millenaria lo rendono un protagonista nei circuiti equestri. Già possiamo vedere i suoi successi, come la vittoria di Rodomante Siculo della Rocca nella monta tradizionale da lavoro a Perugia o Lady Ginger di Blandino nella 60 km endurance a Piana degli Albanesi. Poi Libero Siculo di San Pietro raggiunge un risultato straordinario conquistando il primo posto alla Coppa Lazio Dressage nella categoria puledri di 4 anni FEI.
Questi risultati non sono solo la dimostrazione del talento dei cavalli siciliani, ma anche il frutto del lavoro appassionato di persone determinate a preservare e far risplendere una parte preziosa della cultura siciliana.
Il cavallo siciliano, definito “il cavallo dei Re e delle Città Demaniali”, ha finalmente riconquistato il suo posto di rilievo nel cuore degli amanti del mondo equestre. La sua rinascita è un tributo alla perseveranza umana e alla bellezza intrinseca di una razza che ha resistito alle prove del tempo.
Elena Grasso