Salvatore Trifirò: una vita di successo tra la Legge e il Mare

Elena Grasso
Elena Grasso - EG Communication
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Salvatore Trifirò, civilista e giuslavorista, armatore e medaglia d’oro sui 60 metri, è una figura incredibile che incarna la determinazione e la passione di chi sa fare della propria vita un viaggio entusiasmante, di chi non si arrende e tira dritto verso i propri obiettivi.

Originario di Barcellona Pozzo di Gotto (Me), 92 anni, oggi vive a Milano dove lavora come avvocato dal 1955 e segue instancabilmente lo Studio Trifirò & Partners fondato nel 1986.

Noi de Lo Scudo Magazine lo abbiamo intervistato al telefono in collegamento da Minorca dove si trova in questo momento, sorprendoci per la sua immensa apertura e generosità nel raccontare la sua meravigliosa avventura e per il suo intercalare dialettale memore del suo lontano passato in Sicilia.

Ci racconti un pò della sua infanzia in Sicilia

Sono nato Barcellona P.G. (Me) da madre nobile e padre di umili origini. Fin da bambino, ho coltivato la passione per il mare, trascorrendo le estati a Calderà e sperimentando la vita rurale in campagna tra agrumeti e uilivi, in un’epoca in cui i mezzi agricoli erano arcaici e l’elettricità non era diffusa “non c’eruni i pali da luci”.

Mia madre è rimasta vedova giovanissima; era un donna molto forte che mi ha trasmesso i valori fondamentali del dovere, del rispetto, del rigore e della perseveranza.

Quando la sua vita è cambiata?

La mia vita ha preso una svolta significativa quando mi sono trasferito a Milano dopo essermi laureato. Con soli 500.000 lire raccolte tra i parenti, ho iniziato la mia avventura professionale nel capoluogo lombardo nel 1955. Nonostante le iniziali difficoltà finanziarie, abbracciai quella nuova realtà con entusiasmo, trovandomi presto coinvolto nel mondo legale milanese e frequentando il Palazzo di Giustizia.

Poi entrai a far parte dello studio del grande Prof. Cesare Grassetti, uno dei più eminenti avvocati civilisti del XX secolo. Ottenni l’ammissione nel suo Studio dopo essermi classificato primo su 3000 partecipanti negli esami di Procuratore Legale a Milano e aver superato brillantemente la prova con la redazione di una comparsa di costituzione in appello in una causa di concorrenza sleale.

Il Prof. Grassetti mi offrì la possibilità di seguire una carriera universitaria o professionale e scelsi la strada dell’avvocatura. Iniziai così ad affrontare le più rilevanti controversie dell’epoca, lavorando dapprima sotto la sua guida e successivamente con maggiore autonomia. Le mie competenze spaziavano dal diritto civile a quello successorio e matrimoniale, dal diritto societario a quello commerciale e brevettuale, fino al diritto del lavoro.

Poi nasce la sua creatura.

Si, nel 1986 fondai lo Studio Trifirò & Partners Avvocati insieme ai miei valorosi collaboratori dell’epoca, che ancora oggi sono i partner dello Studio. Lo Studio ha proseguito il mio lavoro precedente, contribuendo in modo significativo alla creazione del diritto del lavoro contemporaneo. Abbiamo trattato decine e decine di migliaia di casi, sempre con l’obiettivo di ottenere un risultato utile per il Cliente fosse un’azienda o un privato con la strategia di risolvere le controversie attraverso un’equa conciliazione prima ancora di arrivare ai giudizi.

Parallelamente alla sua carriera legale di successo, la sua passione di per il mare lo ha portato a diventare un rinomato armatore. La sua esperienza come armatore è stata un crescendo di successi e imprese, navigando su diverse imbarcazioni che rappresentavano la sua ricerca continua di sfide e vittorie. Dalla sua prima barchetta a vela, un Dinghy, fino alle imponenti imbarcazioni come Zefira, 50 metri a vela, o Ribelle, 33 metri a vela, ed ha attraversato gli oceani con audacia e determinazione.

Com’è nata la sua avventura sul mare?

I miei ricordi d’infanzia trascorsi con pescatori e barche a Calderà hanno ispirato la mia passione per la navigazione. Dalla spiaggia vedevo all’orizzonte i bastimenti che, superato Capo Milazzo, sparivano dietro Capo Tindari, e vivevo in mare sognando le fantastiche avventure dei romanzi di Emilio Salgari. Quando ‘C’era la festa du Tundaru, e tanta gente andava a piedi al Tindari da Calderà, alcuni partivano con il carretto cantando, io invece andavamo con la barchetta a vela di un mio amico. In estate ogni anno, con mia madre e mio padre, ci trasferivamo in una casetta di pescatori a Calderà, e con mio padre andavo a pescare i pettini alla. C’era una bellissima spiaggia dove c’erano resti di bastimenti naufragati, e noi ragazzi utilizzavamo le fiancate arruginite e semi coperte dalla sabbia come trincee, mimando lotte tra pirati come nei romanzi di Salgari. Io frequentavo un falegname ‘Mastru Petru’, dove mi costruivo delle barchette che poi facevo andare ‘nto Biveri’. Tra gli anni ’43 e ’44 i tedesci avevano lasciato dei residuati bellici; con alcuni miei compagni smontammo un sideacar da una motocicletta tedesca, andammo poi dallo stagnino per otturare i buchi e provammo così a costruire una sorta di barchetta. La portammo a mare, ma fu un insuccesso. La prima barchetta affondò inesorabilmente.

Grazie ai primi successi con il lavoro di avvocato comprai la prima barchetta a vela, un Dinghy, con cui facevamo delle gare nel Lago Maggiore. Circa ogni 5 anni cambiavo imbarcazione. Dopo aver acquistato una piccola barca a vela di un cantiere norvegese, un Vega di 8 metri, l’ho successivamente venduta per passare a una barca più grande di Doufour che chiamai Coraly, con due cabine e armata a kecht a due alberi. Ho proseguito poi con un altro Doufour di 14 metri e mezzo, Venturia, per poi passare ad alcune imbarcazioni olandesi costruite da Yongert, come il Black Shark di 19 metri e mezzo. A Black Shark seguì Kalea, un Kecht in legno di 21 metri costruito dai cantieri di Viareggio. Successivamente sono passato ad una barca di 25 metri ‘Happy Taurus’, poi ad un altro Yongert di 35 metri chiamata Anamkara (dal nome celtico ‘Amica del Cuore’), e successivamente a un’imbarcazione di 40 metri, Kokomo. In seguito, ho costruito in Nuova Zelanda una barca di 50 metri ‘Zefira’ con un albero di 85 metri e 3000 metri quadri di vela. Un momento epico della mia esperienza è stato il passaggio sotto il ponte Verrazzano di New York, quando la viabilità marina fu fermata per far passare l’imbarcazione. Fu la prima a passare dopo il crollo delle Torri Gemelle e Obama ci salutò sorvolando il Zefira con l’elicottero.

Poi sono passato ad una barca a vela di 33 metri ‘Ribelle’ con un equipaggio, quando regavamo, di 25 componenti, con la quale abbiamo vinto diverse regate, compresa una Rolex Cup. Adesso abbiamo una barca a motore: ‘Mabelle’.

Tutte queste avventure sono state possibili grazie a mia moglie Paola, Avvocato, Giornalista e Scrittrice che ha condiviso con me la passione per la vela.

Oltre la passione per la vela, per cui Trifirò ha cambiato 15 barche insieme alla moglie, di recente si aggiunge quella per la corsa. Sostenuto dal suo personal trainer ha vinto l’oro sui 60 metri di velocità, è arrivato quarto ai Campionati Mondiali e secondo a quelli Europei.

Un uomo intraprendente che abbraccia la vita con passione, ama il ballo e lo sport dimostrando la sua continua sete di nuove esperienze e sfide.

Qual è il segreto del suo successo?

Il segreto per il successo risiede nella costante ricerca di nuovi obiettivi e nell’incessante desiderio di migliorarsi. La mia filosofia di vita è basata sulla determinazione e sull’approccio positivo alle sfide, partendo dal presupposto che non si arriva mai e che ogni tappa è una nuova partenza per successivi e nuovi traguardi.

Faccio molta autocritica e sono determinato. Nella vita l’importante è decidere anche se si tratta di scelte spiacevoli; è necessario essere generosi e apprezzare il lavoro degli altri. Io progetto ogni giorno. Ogni giorno deve essere sempre nuovo ed è una continua scommessa. Sul lavoro il mio obiettivo è far raggiungere al cliente il risultato; il denaro viene dopo.

Ha avuto mai un insuccesso?

Si. Quando da giovane facevo pratica in Cancelleria alla Pretura di Barcellona P.G. Con mio nonno andai a Roma per fare il concorso e non lo superai. Probabilmente quella fu la mia fortuna; se fossi diventato Cancelliere forse avrei rimandato le mie avventure. Da un insuccesso bisogna ripartire, non fermarsi mai.

La storia di Salvatore Trifirò è l’esempio di come la perseveranza, la passione, il coraggio e l’intelligenza possano trasformare i sogni in realtà, abbracciare la vita con audacia e perseguire sempre nuovi orizzonti. Una testimonianza del potere della determinazione e della volontà di superare gli ostacoli che si incontrano sul cammino.

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