Strage di Altavilla Milicia (PA). Cosa è emerso dall’autopsia sui figli di Barreca: confermate le torture.

Massimo Scuderi
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Malattia psichica o possessione diabolica?

Purtroppo dagli esami autoptici sui corpi delle vittime di Altavilla Milicia, un piccolo centro in provincia di Palermo, conclusi qualche settimana fa nell’istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo, è emerso che i due fratellini, Emanuel, di 5 anni, e quello di Kevin, 16 anni, sono stati seviziati e torturati. Questo è quello che ha confermato il medico legale, che ha ultimato gli esami autoptici nell’istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo, riferendo che i due fratelli, figli di Giovanni Barreca, sono stati seviziati e torturati per ore prima di essere uccisi. E dalle autopsie è emerso che i due corpi presentavano segni evidenti di bruciature e maltrattamenti di ogni genere. Torture compiute con attrezzi come l’attizzatoio di un camino, fili elettrici e altri utensili. Tuttavia, quel che è certo è che in quella casa di Altavilla Milicia, è successo qualcosa di orribile, per usare le parole del procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio.

Hanno confessato la strage sia Giovanni Barreca, che alcune settimane fa ha dato il via alle indagini chiamando i carabinieri, ma anche la figlia 17enne trovata in casa che ha ammesso di aver partecipato ai riti per “liberare dal demonio”   – a loro dire – mamma e fratelli. E vien da chiedersi: è Malattia psichica o possessione diabolica? Cosa spinge a fare ciò che non desidera, e la vuole distruggere. L’infestazione può procurare un certo offuscamento dell’intelligenza, un indebolimento della volontà? Si può manifestare un’evidente ansia irrazionale, che diventa a volte impulsiva o aggressiva, che rende preda di pensieri osceni o blasfemi? La persona potrebbe trovarsi in uno stato quasi permanente di conflitto interiore per questa invasione di forze estranee? Numerosi sono i quesiti, e comunque alcune risposte potremo trovarle in Padre Amorth che descriveva l’ossessione diabolica come dei pensieri ossessivi invincibili, talvolta in modo permanente, mentre nella vessazione diabolica non c’è un diavolo fisso dentro il corpo della persona, ma c’è un diavolo, che ogni tanto l’assale e le provoca dei disturbi fisici e psichici. Ed ancora, ci si chiede com’è possibile distinguere un caso di malattia psichica da un caso di possessione diabolica? Padre Amorth riteneva che ogni esorcista ha i suoi metodi, le sue esperienze, le sue abitudini. Non resta sminuita la verità di un fatto o di un tipo di reazione o l’efficacia di un metodo, anche se si tratta di una particolarità legata a un determinato esorcista e non riscontrabile in altri – riporta il religioso.

Quando un paziente si presentava da padre Amorth, il sacerdote iniziava con un colloquio per comprendere se ci fossero motivi ragionevoli per procedere all’esorcismo, studiava i sintomi che la persona o i familiari denunciavano e anche le possibili cause. In genere, quando un paziente approda da un esorcista ha già fatto tutti gli esami e le cure mediche possibili? e malauguratamente le eccezioni sono rarissime, per cui all’esorcista verrà riportato il parere del medico, le cure fatte, i risultati ottenuti, così scrive nella sua bibliografia padre Amorth (7° La Grua, La mia lotta contro il Maligno, p. 137; Amorth, Un esorcista racconta, p. 93; G. Amorth, Racconti di un esorcista, Bologna, EDB, 2014, p. 133; Amorth, Un esorcista racconta, p. 105).  Per quanto riguarda il rapporto tra malattia psichica e possessione diabolica, il teologo Monsignor Corrado Balducci, il quale spiega quali sono i numerosi disturbi psichici che possono simulare disturbi malefici affinché poi i pazienti fanno ricorso a maghi, guaritori, chiromanti e fattucchiere, e i mali sono aumentati. Una delle croci più pesanti per i malati spirituali sarebbe quella di non essere né capiti né creduti. L’esorcista è l’ultima sponda. Padre Amorth pensava che solo mediante l’esorcismo fosse possibile sapere con certezza se ci fosse o non ci fosse un intento diabolico e confessava che non si era mai pentito di aver fatto un esorcismo, al contrario si era pentito di non averlo fatto in certi casi, perché il male c’era e si era radicato ancora più a fondo. E’ risaputo che il sintomo più significativo di sospetto è l’avversione al sacro, la ripugnanza alla preghiera, agli oggetti sacri (immagini, corone del Rosario, reliquie), l’incapacità di entrare in chiesa o forti reazioni in luoghi particolari, con reazioni violente e aggressive.

È raro che sia lo psichiatra a richiedere l’intervento dell’esorcista quando vede che le reazioni del malato esulano da ogni parametro delle malattie conosciute, sia per i sintomi sia per gli effetti o i non effetti dei medicinali – scrive Padre Amorth in un suo libro “Esorcisti e psichiatri”, pp. 95-96 – mentre invece l’esorcista tiene presenti le varie possibilità e sa rilevare gli elementi di distinzione. Inoltre lo psichiatra non crede alla possessione diabolica, per cui non tiene neppure conto della sua possibilità – seguita Padre Amorth – perché ci sia collaborazione tra psichiatri ed esorcisti non occorre che lo psichiatra sia credente e non occorre neppure che creda nell’esistenza del demonio. È sufficiente che sappia riconoscere i limiti della sua scienza, e della possessione diabolica, conclude Padre Amorth. Concludendo, vorremmo ricordare ciò che San Paolo scrisse ai fedeli cristiani. Egli li esortava a rivestirsi dell’armatura di Dio per resistere alle insidie del diavolo e pregare incessantemente per vincere la lotta spirituale. La battaglia dell’uomo non è infatti contro creature fatte di sangue e carne, ma contro le forze del male, che sembrano dominare il mondo. Ma rimane un interrogativo: a Altavilla Milicia, cosa sia successo davvero?  C’era il demonio in quella casa?

Massimo Scuderi

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