Mimmo Germanà fu un artista sicuramente poliedrico che si cimentò, negli anni ’70 e ’80, nell’utilizzo di materiali che diedero vita ad opere informali. Non soltanto pittore quindi che eseguiva lavori in acrilico, a tempera o ad olio, ma anche anni in cui la rappresentazione formale e di tipo concettuale entrarono a tutto campo nella sfera della sua arte.
Le opere
Furono numerose le esperienze che lo portarono a partorire opere in ceramica, in creta, in cemento, in legno, in metallo etc.. sia negli anni’70, che negli anni ’80 di cui restano invece diverse opere “figurative”.

Nel 1979 l’Artista eseguì una scultura in legno smaltato bianco raffigurante la testa ed il volto di una donna, ed è dello stesso anno la scultura in ceramica nella quale inizia ad evidenziarsi la comparsa della figura. (Fig.2)
Così nel 1980, la sua opera intitolata Flora, consistente in un piatto in ceramica dipinto ad olio, fu una delle sue massime espressioni della sua produzione “figurativa”. (Fig. 3)


Del 1990 sono invece delle opere in terracotta raccolte nel titolo “La Famiglia“, delle quali alcune sono espressione della sua famiglia, mentre altre raffigurano l’albero di cipresso, simbolo della vita e legame alla terra.
Queste opere saranno poi motivo di revisione e ripresentazione sotto forma di fusioni in bronzo.



La vita
Mimmo Germanà nasce a Catania nel 1944 dove inizia la sua carriera da autodidatta nell’influenza del post-concettualismo. Dopo gli studi siciliani e un primo riconoscimento come artista, lascia la sua terra d’origine per recarsi a Roma, dove entra in contatto con Alessandra Chia e Francesco Clemente. Qui frequenta l’Istituto d’Arte e l’Accademia e si avvicina allo studio degli Espressionisti Tedeschi (Kirchner soprattutto), dei Fauves Francesi, ma anche di Munch, Gauguin, Van Gogh, Matisse, DeKooning e di Chagall, grazie ai quali elabora una visione del tutto personale.
Le sue opere esprimono il connubio tra il primitivismo di Gauguin e il calore della sicilianità che si evince dall’uso di colori intensi e avvolgenti, come il rosso, il blu e il giallo. Questa sorta di sperimentalismo lo consacra all’ ‘Espressionismo Mediterraneo’ come forma d’arte propria.
La sua crescita artistica lo conduce a partecipare nel 1980 alla Biennale di Venezia, invitato dal famoso critico d’arte Achille Bonito Oliva, il quale lo inserisce a pieno titolo nel gruppo dei Transavanguardisti.
La notorietà cresce tanto che negli anni ’70 Germanà partecipa a numerose mostre in giro per l’Italia arrivando negli anni ’80 a varcare i confini, dove fu molto apprezzato. Nel 1987 gli venne riconosciuto il premio Gallarate con questa motivazione:
‘’ ..a quest’artista dalla personalità complessa, anticonformista e
tenace, i cui temi fondamentali sono figure di donne dai caratteristici volti ovali ed incantevoli paesaggi
mediterranei, propri del suo vocabolario iconografico..”.
La costante Ricerca di Germanà in varie direzioni sia formali che materiali fu sempre ben presente durante tutti gli anni della sua intensa, se pur breve, vita, infatti morì di AIDS a soli 48 anni.
Dott. Brunello Puglisi