Sono una Farmacista e parlerò di una normale domenica di lavoro in una farmacia 24h di Milano. E’ vero è come stare in trincea, o almeno il carico di lavoro nelle ore diurne assomiglia molto a una presa d’assalto.
Vorrei tanto poter esercitare la professione per cui ho studiato tanto e che ho sempre svolto con passione e abnegazione, ma purtroppo, e lo dico con tanto rammarico, non è davvero possibile.
La domenica nelle farmacie aperte a Milano, ci sono quelle di turno e le 24h, le persone si rivolgono ai farmacisti come fosse la prima linea di soccorso, come se noi fossimo medici, per avere diagnosi e cura dei più disparati malesseri. Il problema di fondo è che io non sono un medico, sono una farmacista, il mio ruolo è quello di dispensare il farmaco non di prescriverlo e di fare diagnosi. Ma questo la gente comune non lo sa…non lo sanno le persone anziane, per cui siamo un punto fermo e un porto sicuro ( li conosciamo per nome, sappiamo bene quali e quanti medicinali prendono, sappiamo anche il nome dei figli e della badante…); non lo sanno gli stranieri, per i quali lo scontrino fiscale non ha nessun valore e te lo restituiscono quasi schifati perché consumiamo carta inutilmente; non lo sanno tutte le popolazioni dei paesi arabi, per i quali siamo l’unica possibilità di cura, ma per avere un antibiotico di domenica ci vuole comunque la prescrizione del medico, per avere un ketoprofene o una nimesulide in bustine, ci vuole per forza la ricetta del medico, anche per la Tachipirina 1000 ci vuole la ricetta del medico… ma da quando ci vuole la ricetta per la Tachipirina????”
Agli occhi della gente sembriamo ‘persone cattive’ , quelle che non capiscono la tua esigenza: rappresentiamo l’unica possibilita’ di avere la medicina che la maggior parte dei clienti si autoprescrive o che viene a chiedere senza la ricetta, “E’ domenica, dove lo trovo il dottore?”, e nonostante ciò, siamo intransigenti e soprattutto ci rifiutiamo di consegnare un antibiotico senza la prescrizione medica.
Negli anni a furia di usare l’antibiotico a caso per tutto e tutti, si è creata all’antibiotico una resistenza tale che si è tornati a morire di setticemia negli ospedali, dove i Medici (quelli veri, qui lo dico con un po’di polemica…) non sanno più cosa utilizzare di efficace contro le infezioni batteriche.
“Mi da l’amoxicillina?” E’ la domanda più frequente e pressante durante la mia giornata in trincea che scorre tra un tampone Covid e un tampone per lo streptococco, perché ovviamente se non hai il tampone fatto, l’indomani non puoi andare dal medico o dal pediatra a farti visitare, ma dal farmacista si: gli puoi anche tossire in faccia e puoi affidargli tuo figlio/a perché noi siamo li, pronti ad aiutarti sempre e comunque.
Sapendo bene i rischi, gli oneri e gli onori: si perché ancora fa piacere dopo 30 anni di lavoro dietro al banco, o in trincea, sentire qualcuno che torna a ringraziarti perchè quello che gli hai consigliato ha funzionato e sta bene, e pensa un po’, non è dovuto andare dal medico.
Se solo ci fosse piu’ collaborazione tra medici e farmacisti…forse vivremmo tutti in un mondo piu’ semplice, soprattutto per le persone che piu’ hanno bisogno di un aiuto e di un supporto.
…e tra insulti e parolacce, tra bambini urlanti e stranieri che non parlano inglese, tra anziani un po’ sordi e malati, tra raccolte di campioni di feci e fori alle orecchie, tra pillole del giorno dopo e creme per la scabbia, tra persone mandate in guardia medica e persone che ci hanno mandato, ma da un’altra parte, arriviamo alla fine di questa domenica infernale.
Io e il mio collega ci guardiamo negli occhi, nessuno di noi due ha avuto il tempo per un caffè, ci salutiamo, ma siamo già pronti per il lunedì che ci aspetta…un’altra giornata in trincea.
Micaela Clemente