Ciò che sta accadendo in questi giorni in diverse parti d’Italia con la “decapitazione” di Autovelox getta una nuova luce sul concetto di “apologia di reato”. Apologia di reato significa difendere pubblicamente (o celebrare) un illecito; tale si può chiamare l’azione da parte di migliaia di argonauti del web che digitano sulla tastiera del proprio smartphone parole di difesa nei confronti di “Flexman”. Il danneggiamento di un bene esposto alla pubblica fede e destinato a pubblico servizio, quindi è un danno per tutti noi. E proprio per questo, certamente noi non esaltiamo le gesta di codesto “Fleximan”, che ricorda molto quello di un supereroe, al momento ignoto/ignoti, poiché ci auguriamo che per spirito di emulazione non diventino più di uno. Tuttavia, i social continuano a farlo apparire come un eroe esaltandolo, e certamente dispiace si debba arrivare a questo, ma quando la legge è contro i cittadini, allora, inesorabilmente salta fuori la giustizia di strada, ribadendo che, nella devastazione di beni pubblici, da magnificare non c’è nulla.
Il misterioso Fleximan, abile e attivissimo ghigliottinatore, decreta inappellabili sentenze capitali contro gli Autovelox, quasi a ricordare la ghigliottina dello sfortunato Luigi XVI, che tuttavia non era titolare di società che noleggiano sistemi di autovelox.
L’argomento è attualmente al centro di fatti di cronaca; uno di questi riguarda l’eccellente operazione della Guardia di Finanza che ha portato a sequestri di attrezzature autovelox non tarate e a ingenti sequestri di beni immobiliari acquistati verosimilmente a spese del cittadino. Ed è proprio quella classe di titolari di società poco trasparenti – intendiamo quelli finiti sotto la lente d’ingrandimento delle Fiamme Gialle – che noleggiando sistemi autovelox (ubriachi), ha costruito ingenti fortune, magari grazie alla miopia di diverse amministrazioni comunali che pur di far cassa, verosimilmente tacciono.
Nell’attenta analisi dei fatti, s’intravede un collettivo di irriducibili dotati di strumenti idonei che avrebbero dichiarato guerra ai rilevatori di velocità, e pare che si stia perdendo il conto degli autovelox abbattuti nelle ultime settimane in giro per il nord Italia. E così queste vicende ci riportano agli Autovelox di Letojanni (ME) che in un solo mese (anno 2019) avrebbero ‘partorito’ ben 2669 contravvenzioni. Gli autovelox incolpati si trovano sulla via Nazionale di Letojanni (ME) la piccolissima cittadina ai piedi di Taormina. Cosicché, prima guizzò l’inchiesta delle Iene messa in onda su Mediaset, e poi scattò l’inchiesta “l’Autovelox col trucco” in diverse città d’Italia. In Sicilia: a Brolo, Torrenova, Forza D’Agrò, Itala, Letojanni e Santo Stefano di Camastra. E coinvolsero in totale ben 150 amministrazioni comunali, ed inoltre, circa 500 tra funzionari pubblici ed altri, che furono segnalati per i reati di truffa aggravata, turbata libertà degli incanti e corruzione. Il Comune di Letojanni, come tutte le 150 amministrazioni coinvolte – riportava la Gazzetta del Sud – pare noleggiasse i dispositivi da un’impresa specializzata di Desenzano del Garda. I fatti risalgono a oltre dieci anni fa, quando l’inchiesta permise di scoprire che gli autovelox, mal tarati, non erano omologati, o almeno non tutti quelli messi in funzione, anche se sui verbali poi venivano scritti i dati di quelli autorizzati.
Un’autentica truffa ai danni degli automobilisti italiani che non è però sfuggita alla Guardia di Finanza che si è mossa dopo l’inchiesta delle Iene (servizi sono visibili sul sito web di Mediaset Le Iene”). Ed intanto in tanti si staranno chiedendo: e se Fleximan la scorsa estate, in costume, maschera, pinne e Flex, si trovasse a passare per caso dalle parti di Letojanni, o in tutte quelle città siciliane indicate nell’inchiesta di tempo fa. Meglio non pensarci…
Massimo Scuderi